Bersani: "La Sardegna sarà nel governo"

CAGLIARI. «Chiudo dicendo una cosa che non ho detto da altri parti: se vinciamo, dentro il governo ci sarà una funzione che si dedicherà al Tavolo Sardegna per affrontare, uno a uno, i problemi dell’isola». Pierluigi Bersani ha voluto usare parole chiarissime per il più importante degli impegni politici assunti con il Pd regionale.

La presenza di un sardo a Palazzo Chigi (così come la riforma della legge elettorale per garantire seggi sicuri alla Sardegna nel parlamento europeo) era stata annunciata dal leader del centrosinistra dopo le tensioni provocate dalle primarie. Un impegno confermato anche nell’intervista alla “Nuova” e è stato ufficializzare davanti a una platea entusiasta: più di tremila persone (di più non ce ne stanno nella sala del Palazzo dei Congressi) per il comizio sicuramente più riuscito di Bersani a Cagliari.
Bersani non si è dilungato sulla crisi sarda. Ha elencato per titoli i grandi temi della Vertenza Sardegna e le proposte del partito per l’industria (il futuro è di quella ecocompatibile), il lavoro, l’agricoltura, le bonifiche delle zone industriuali e militari, i trasporti e la continuità territoriale («è scandaloso come l’hanno ridotta»). E ha spiegato: «E’ inutile che io entri nel dettaglio, voi conoscete la situazione meglio di me. Ma io posso prendere un impegno e lo rispetterò». L’impegno, appunto, di avere nel governo una funzione dedicata alla gestione della Vertenza Sardegna. Bersani non ne ha parlato esplicitamente ma ha dato ai sardi un altro appuntamento. «Ci occuperemo della Sardegna – ha detto : ma è chiaro che ci vorrebbe una Regione in grado di dare una mano. Quando ho fatto il ministro parlavo con una Regione che sapeva come stavano le cose». Insomma, dopo le politiche, soprattutto in caso di vittoria, si pensarà subito anche a quelle regionali: il calendario le prevede nel febbraio 2014, ma c’è anche l’ipotesi che si voti in anticipo.
Ieri nel primo pomeriggio,Bersani ha incontrato i sindaci nella sede del Pd. «Con noi – ha detto Cristiano Erriu, presidente dell’Anci – si è impegnato con forza sul patto di stabilità». Il leader nazionale del Pd ne ha parlato anche nel comizio: «La vertenza entrate dovrà essere attuata e il patto di stabilità andrà rivisto perché altrimenti le nuove entrate sarebbero una presa in giro».
Davanti all’entusiasmo dei militanti e degli elettori, Bersani è stato particolarmente brillante. Sia nel contestare i suoi competitori: «Il primato di chi la spara più grossa è sempre di Berlusconi, seguito da Maroni e da Ingroia. Ma anche Monti è messo bene». E ha aggiunto con un po’ di amarezza: «Non perde occasione per mettere in evidenza i difetti del Pd, mi sarebbe piaciuto, almeno ogni tanto, riconoscere la lealtà del Pd che gli ha consentito di governare».
Bersani ha quindi illustrato il programma di Italia Giusta: moralità e lavoro, sobrietà nei comportamenti politici («non c’è ragione perché un parlamentare debba guadagnare più di un sindaco»), legalità e lotta alla corruzione, diritti (compresi quelli per le coppie di fatto), scuola e sanità pubbliche e efficienti.
E si è soffermato sulla «svolta» che il Paese deve avere «dopo ventanni di berlusconismo e di leghismo» che sono stati «molto contagiosi» se è vero che «tranne il nostro tutti gli altri partiti hanno un cognome».
E ha concluso con la parte più applaudita, quella che ha suscitato il maggiore entusiasmo, quella sul ruolo dei partiti in un paese democratico. «Noi abbiamo fatto le primarie per il premier e per i candidati, milioni di elettori-notai hanno deciso. E gli altri? Si sono messi direttamente il nome nel simbolo». E ha chiesto: «Chi ci sarà dopo Berlusconi? Boh... E dopo Casini? Boh... E dopo Monti? Boh... Noi sappiamo che dopo Bersani ci sarà il Pd». E ha aggiunto: «La democrazia è la strada maestra, perché è l’unica che consente di correggere gli errori». Ha così proposta una legge sui partiti, perché tutti seguano regole certe per il loro funzionamento.