Pd e Pdl, dopo lo choc ora lo scontro sulla legge elettorale

da La Nuova Sardegna del 5 marzo 2013
Il Pd si è rimesso in moto ieri con la riunione post-elettorale del centrosinistra e con l’annuncio delle primarie del 7 aprile per i sindaci. Il Pdl tenta oggi di avviare l’operazione rilancio incontrando il suo governatore Ugo Cappellacci nell’ambito della verifica politico-programmatica per l’ultimo anno di legislatura.
I due maggiori partiti, fortemente ridimensionati dallo tsunami Grillo rispetto alle politiche del 2008, studiano nuove strategie. Con umori diversi. Il Pd sta come chi ha preso una batosta dopo aver sognato una grande vittoria, il Pdl, pur perdendo di più, ha il vantaggio di aver perso molto meno del previsto.
In vista delle elezioni regionali del febbraio 2014 (nessuno crede più che vengano anticipate) oggi affrontano in Consiglio regionale un appuntamento molto delicato: la riforma elettorale. Non esiste una legge che assicuri i voti per la vittoria (l’ex ministro Calderoli con il “Porcellum” ha inventato la legge che rende quasi impossibile la governabilità), ma il testo all’esame dell’assemblea sarda è atteso da mille incertezze, perché tra premi di maggioranza e sbarramenti può sicuramente condizionare l’assegnazione dei seggi. Tenendo conto, che i posti sono scesi da 80 a 60 e che quindi ci sono per tutti meno spazi di manovra.
Il compito che attende Pd e Pdl è durissimo, rispettivamente all’opposizione e in maggioranza. Di solito prima delle elezioni i politici preferiscono governare, perché al governo accrescono il loro potere, ma questo è forse uno di quei momenti in cui, prevalendo la protesta, forse rende di più lo stare in minoranza.
Partiamo dal Pdl sardo. Alla politiche del 24 e 25 febbraio alla Camera ha preso il 20,35%), cioé 188.480 voti: nel 2008 – l’anno del boom – prese il 42,43% (415.240 voti). Alle regionali del 2009 con Ugo Cappellacci prese il 30,11% (248.654 voti). In sostanza, stavolta ha perso 227 mila voti su cinque anni fa e 60 mila sulle ultime regionali.
Il Pd sardo il 24 e 25 febbraio ha preso il 25,15% ((232.895 voti), ben distante dal M5S (29,68% con 274.834 voti) che da solo ha battuto l’intera coalizione di centrosinistra (29,43%) e naturalmente quella di centrodestra (23,67%). Cinque anni fa alle politiche il Pd sardo prese il 36,20% (con 354.214 voti), mentre alle regionali del 2009 al 24,73% con 204.223 voti). Il che significa che il Pd ha perso 122 mila voti sul 2008 e ne ha guadagnato 28 mila sulle ultime regionali.
Le proiezioni del voto del 24 e 25 febbraio sulle elezioni regionali hanno messo in allarme i partiti, perché il Movimento 5Stelle, se si ripetesse lo stesso risultato, eleggerebbe il governatore e conquistarebbe 36 dei 60 seggi del Consiglio regionale grazie al premio di maggioranza. Certo, allconsultazioni regionali hanno grande peso le figure dei candidati alla presidenza della Regione e il numero dei candidati nelle liste. Se si presentasse da solo, il M5S proporrebbe 60 candidati, mentre una coalizione di sei partiti ne schiererebbe 360, con il vantaggio di un rapporto più diffuso con l’elettorato. In sostanza sono due elezioni diverse ma il vento grillino ha preoccupato le altre formazioni politiche. Che dovranno quindi aggiornare le strategia.
Il primo ad essersi mosso è stato Ugo Cappellacci: il giorno seguente lo spoglio delle politiche ha annunciato l’azzeramento della giunta con l’obiettivo di formarne una nuova nel giro di cinque giorni. E’ già trascorsa una settimana, la giunta non è stata azzerata e il cosiddetto rimpastone potrebbe slittare ancora: forse il governatore si aspettava risposte risposte immediate e positive dai partiti, ma le tensioni dopole batoste elettorali sono ancora forti.