tag:blogger.com,1999:blog-12400352620165839152024-03-13T13:00:23.225-07:00PoliticaSardegnafmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comBlogger85125tag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-12294230466516141132013-03-08T03:28:00.003-08:002013-03-08T03:29:28.762-08:00Alla Regione tutti contro tutti, così è saltata la riforma elettorale<i>da La Nuova Sardegna del 7 marzo 2013</i><br />
Lo tsunami del 24 e 25 febbraio, che ha fatto esplodere il problema del distacco dei cittadini dalla politica, non è servito di lezione. E così, al primo appuntamento dopo il voto, il Consiglio regionale ha perso la grande occasione di rispondere con una decisione chiara e tempestiva.<br />
<a name='more'></a>Dopo due giorni di «tutti contro tutti» nelle trattative fuori dall’aula, anche ieri la seduta è durata giusto il tempo perché venisse rinviata. Stavolta non di un solo giorno, come martedì, ma sine die. L’assemblea sarà riconvocata «a domicilio» come recita il regolamento ma è possibile che l’ordine del giorno sia un altro. Tanto che la presidente Claudia Lombardo ha espresso la «preocupazione che la riforma non venga approvata in questa legislatura».<br />
Senza una nuova legge, però, potrebbero esserci complicazioni di carattere istituzionale. Infatti serve una norma che recepisca il taglio da 80 a 60 consiglieri, così come è stato di recedente modificato lo Statuto sardo. Secondo il quale qualsiasi ipotesi di legge elettorale non potrà prevedere un aumento del numero di consiglieri sulla base del premio di maggioranza (come era avvenuto nel 2004). Il che significa che un governatore che ottiene più voti della sua coalizione potrebbe rischiare di non avere la maggioranza in Consiglio.<br />
Lo scontro tra i partiti è sullo sbarramento e sul sistema di attribuzione dei seggi. Sullo sbarramento del 10% per le coalizioni sembrano tutti d’accordo, mentre i partiti minori contestano quello del 4% per le liste che si presentano da sole e anche quello del 2,5-3% per le liste che fanno parte di una coalizione che supera il quorum. «Chiediamo il proporzionale puro», hanno detto nel centrosinistra Sel e Idv. Ma il Pd non si è sbilanciato: «Lo stallo è provocato dalla maggioranza di centrodestra che non trova un accordo, noi chiediamo una proposta su cui discutere, non faremo intese con singoli partiti. La verità è che il centrodestra è spaccato sul rimpasto di giunta».<br />
Anche nel centrodestra i partiti minori non vogliono sbarramenti e ieri il capogruppo del Pdl Pietro Pittalis ha chiesto il rinvio proprio per avere più tempo per concordare una posizione. Pittalis ha però negato che la colpa sia della maggioranza: «Le regole istituzionali riguardano tutti, non sono prerogative di chi governa».<br />
L’altro punto controverso è la doppia preferenza di genere, cioé la possibilità di votare per un candidato e una candidata: un sistema che favorisce l’elezione di un numero maggiore di donne. Ed è per questo che è osteggiata da molti politici, già preoccupati dalla riduzione del numero dei seggi alle prossime elezioni.<br />
Ieri la presidente Lombardo ha incontrato le rappresentanti delle associazioni che da due giorni stanno pressando i consiglieri regionali. Claudia Lombardo ha incoraggiato le associazioni a proseguire nella battaglia e a pretendere anche un maggior numero di candidate nelle liste.<br />
Il rinvio della riforma elettorale potrebbe avere una conseguenza immediata: l’azzeramento della giunta regionale. Il governatore Ugo Cappellacci, che l’aveva annunciata la settimana scorsa, ha detto di non averla realizzata per evitare il blocco dei lavori consiliari (che non possono svolgersi in assenza della giunta). Per cui l’operazione-verifica potrebbe scattare oggi, ma più probabilmente domani, dopo gli ultimi incontri di Cappellacci con i partiti.<br />
La tensione nel centrodestra è alta perché ci sono idee contrastanti tra gli alleati. Sul progetto politico per l’ultimo anno di legislatura, ad esempio, il Psd’Az non vorrebbe impegnarsi per le prossime elezioni e i Riformatori hanno posto forti condizioni sul rispetto dei referendum (primo fra tutti quello sull’abolizione delle Province). E ci sono contrasti anche sulla nuova assegnazione degli assessorati tra chi chiede di confermare gli incarichi ai partiti e chi pretende una rotazione. Cappellacci, con l’azzeramento della giunta, potrebbe costringere tutti a un confronto più serrato.<br />
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fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-11648881578362872782013-03-08T03:27:00.002-08:002013-03-08T03:31:05.051-08:00Pd: Manca fa ricorso, Bruno chiede la svolta, tensioni sulle nomine al Banco<i>da La Nuova Sardegna del 7 marzo 2013</i><br />
Sabato il Pd sardo tornerà a confrontarsi in direzione e il clima interno si sta già surriscaldando.<br />
<a name='more'></a>Il primo dei non eletti alla Camera, Gavino Manca, preannuncia un ricorso elettorale, il vice presidente del Consiglio regionale Mario Bruno sollecita una svolta, la federazione di Sassari con un comunicato e il segretario regionale Silvio Lai a Roma appoggiano la linea Bersani, esplode il caso del Banco di Sardegna con le voci sulle candidature del Partito democratico.<br />
Gavino Manca. Il consigliere regionale amico di Arturo Parisi e renziano alle primarie ha annunciato che presenterà ricorso alla giunta per le elezioni della Camera dei deputati «per far valere i diritti del Pd sardo». Dopo la proclamazione degli eletti, Manca (che oggi a Montecitorio parteciperà alla conferenza stampa di Massimo Donadi del Centro democratico) ha affermato che «c’è stato un errore nell’interpretazione della legge». Il problema lo ha sollevato martedì Donadi, che punta a conquistare il posto del neo deputato sardo di Cd Roberto Capelli. Se i ricorsi venissero accolti, Manca verrebbe eletto al posto di un deputato umbro, mentre Paolo Vella del Pdl perderebbe il seggio. «Quello che non capisco – ha detto Gavino Manca – è che cosa stia facendo politicamente la segreteria del Pd sardo. Sembra proprio che le ingiustizie non finiscano mai», ha concluso ricordando di aver vinto le primarie e di essere stato invece messo in fondo alla lista.<br />
Mario Bruno. Nell'esito del voto c’è «un’opportunità unica per il Pd: cambiare profondamente e rapidamente». Secondo l’ex capogruppo «al di là della protesta dai cittadini arriva la domanda di rinnovamento della politica e dei partiti». Per questo mi attendo un cambio di passo a cominciare dalla direzione di sabato: trasformare la protesta in proposta». Secondo Bruno è stato un errore «non investire abbastanza sul popolo delle primarie, delle quali non abbiamo rispettato l’esito, avremmo dovuto batterci di più per cambiare il Porcellum». Eppure «qualcosa di buono l'abbiamo fatta, come la conferenza programmatica, che ha fatto discutere in tutte le zone della Sardegna, abbiamo dimostrato responsabilità e abbiamo fatto anche opposizione, ma non basta». Oggi «serve una scelta di campo coraggiosa: diventare partito dei cittadini, non degli apparati».<br />
Sassari. La federazione provinciale ha appoggiato la linea Bersani, che ha dimostrato fermezza e responsabilità , l’Italia ha bisogno di un governo ed è possibile farlo e dare inizio al cambiamento, ma nella chiarezza».<br />
Silvio Lai e il caso Banco. Ieri il segretario regionale ha parlato in direzione subito dopo Bersani e ha condiviso la sua propostadi governo. In vista della direzione di sabato («avvieremo subito la strategia per le elezioni regionali») nel partito cresce la tensione sulla notizia, data dalla Nuova, sulla possibile candidatura dell’ex senatore Antonello Cabras alla Fondazione al posto di Antonello Arru, che andrebbe alla presidenza del Banco di Sardegna. Sul web la polemica è stata scatenata, in particolare, dall’ex deputato Guido Melis che ha parlato di contraddizione rispetto alle cose dette sul Monte dei Paschi di Siena. «Io - ha affermato Lai, che ha annunciato per oggi una nota ufficiale – sono sulla linea di Bersani: autonomia del partito dalle banche, per cui dico che questa vicenda non coinvolge il Pd». (f.per)<br />
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fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-83632020151390027212013-03-08T03:22:00.004-08:002013-03-08T03:31:29.155-08:00Scontro sulla legge elettorale in aula, Cappellacci rinvia l'azzeramento della giunta<i>da La Nuova Sardegna del 6 marzo 2013</i><br />
Scontro sulla doppia preferenza di genere (una manifestazione di donne si è svolta ieri davanti al palazzo del Consiglio regionale) e sul sistema di calcolo dei voti per l’assegnazione dei seggi. Ieri la seduta dell’assemblea sarda è stata rinviata a oggi per consentire ai gruppi consiliari di trovare un accordo sulla riforma elettorale.<br />
<a name='more'></a>In attesa che la legge venga approvata, il governatore Ugo Cappellacci ha rinviato l’azzeramento della giunta, annunciato ormai una settimana fa nell’ambito della verifica politico-programmatica per l’ultimo anno di legislatura. «Non c’è nessuno stallo – ha spiegato Cappellacci ai giornalisti – ma solo un problema tecnico. Se azzero la giunta sarei obbligato a essere sempre presente in Consiglio regionale, perché altrimenti i lavori dell’aula si bloccano per regolamento. Non voglio avere la responsabilità di bloccare la riforma elettorale, Non appena sarà approvata andrò avanti con l’azzeramento».<br />
A proposito di rimpasto, il leadero dell’Udc Giorgio Oppi ha smentito le voci di un suo ritorno in giunta: «Abbiamo chiesto di far girare gli incarichi, ma non me me».<br />
In Consiglio i nodi politici sono essenzialmente due. Il primo riguarda la doppia preferenza di genere, cioé la possibilità di votare sia un candidato sia una candidata. Questa modifica ha provocato altrove un significativo aumento dell’elezione di donne. Dopo che i seggi sono stati tagliati da 80 a 60, i consiglieri regionali maschi forse non sono del tutto d’accordo a dare vantaggi alle concorrenti in lista. Per cui c’è il timore che in caso di voto segreto, la novità venga bocciata. Ieri un nutrito numero di donne ha manifestato in via Roma ed è poi entrato in aula per assistere ai (brevissimi) lavori.<br />
La seduta è stata aggiornata a oggi ma in giornata non sono stati fatti grandi passi in avanti per quanto riguarda l’ipotesi di accordo. Lo scontro tra partiti maggiori e partiti minori riguarda lo sbarramento. Per la coalizione è previsto del 10 per cento, per i partiti del 4 per cento (del 2,5 per chi fa parte di una coalizione che supera il tetto). Lo sbarramento verrebbe introdotto in caso di voto proporzionale puro. Ma i partiti minori (è il caso soprattutto dell’Udc) chiedono un altro sistema, il proporzionale corretto, che, rispetto allo sbarramento, dà maggiori garanzia alle liste meno forti: lo spostamento sarebbe di due seggi.<br />
Ieri pomeriggio, nell’ambito della verifica, Cappellacci ha incontrato il suo gruppo del Pdl. Il quale ha chiesto la sostituzione degli assessori che hanno lasciato il partito per candidarsi con altre sigle (Giorgio La Spisa e Antonello Liori) e la conferma degli altri. Sul programma c’è l’impegno per un lavoro comune nell’attica del rilancio della coalizione.fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-23082507819409077412013-03-08T03:20:00.002-08:002013-03-08T03:31:37.184-08:00Proclamati gli eletti alla Camera, ma 2 rischiano il posto e Manca spera<i>da La Nuova Sardegna del 6 marzo 2013</i><br />
La Corte d’appello di Cagliari ha proclamato gli eletti alle elezioni del 24 e 25 febbraio: non ci sono sorprese rispetto alle prime notizie del giorno dello spoglio, ma sull’attribuzione dei seggi della Camera è sorto un vero giallo. Infatti due neodeputati, Paolo Vella (Pdl) e Roberto Capelli (Cd), rischiano di perdere il posto, mentre potrebbe essere ripescato Gavino Manca (Pd).<br />
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Il giallo è nato ieri su denuncia di Massimo Donadi, capogruppo dell’Idv a Montecitorio nella passata legislatura e poi candidatosi con il Centro democratico di Bruno Tabacci, alleato del Pd. Secondo Donadi, che ha consultato degli esperti, il Viminale avrebbe commesso un errore nell’assegnazione dei seggi a causa di una sbagliata impostazione del software del sistema informatico: in sostanza il programma sarebbe stato caricato senza tenere conto di tutte i numerosi dettagli (in questo caso sull’assegnazione dei seggi) che complicato interpretare la legge elettorale non a caso chiamata “Porcellum”.<br />
Nella sostanza, a parere di Donadi il caso riguarda cinque parlamentari dichiarati eletti e altrettanti primi dei non eletti. Il ribaltone coinvolgerebbe anche soprattutto la Sardegna. Secondo i calcoli di Donadi, egli prenderebbe il posto del suo collega del Cd Roberto Capelli, che era stato eletto come diciottesimo (quelli previsti nell’isola erano diciassette) proprio nel gioco dei resti. Invece Paolo Vella verrebbe scalzato dalla campionessa olimpica Manuela Di Centa, sempre del Pdl.<br />
Roberto Capelli ha detto di essere «molto sereno». Ha spiegato: «Aspetto il responso. Dal Viminale ho saputo che è stato applicato lo stesso sistema del 2006 e del 2008. Ora stiamo a vedere». Il ministro Annamaria Cancellieri ha parlato con Donadi e ha assicurato che sarà fatta rapidamente una verifica.<br />
Se Donadi dovesse avere ragione (un ricorso è stato presentato anche dalla Di Centa) la delegazione parlamentare sarda perderebbe un seggio, il diciottesimo, quello conquistato da Capelli. Tra i rimanenti diciassette, però, ci sarebbe l’ingresso di Manca e l’uscita di Vella, per cui il centrosinistra manterrebbe lo stesso vantaggio sul Pdl.<br />
Ieri la Corte d’Appello ha proclamato gli eletti, compresi quelli che hanno conquistato il seggio con i resti , secondo la ripartizione assegnata dal Viminale.e 18/o parlamentare sardo. L’Ufficio centrale circoscrizionale – presidente Giacomo Pisotti, segretario Antonello Cinellu, componenti Salvatore Funtoni e Giovanni Dessy – ha quindi deliberato otto seggi al Pd (Emanuele Cani, Romina Mura, Giovanna Sanna, Raffaele Di Gioia, Caterina Pes, Gian Piero Scanu, Francesco Sanna e Siro Marrocu), uno a Sel (Michele Piras), uno al Centro democratico (Roberto Capelli), tre al Pdl (Mauro Pili, Salvatore Cicu e Paolo Vella), uno a Lista Civica con Monti (Pierpaolo Vargiu) e quattro al Movimento Cinquestelle (Emanuela Corda, Andrea Vallascas, Paola Pinna e Nicola Bianchi).<br />
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fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-45145503012689792292013-03-08T03:18:00.002-08:002013-03-08T03:31:48.878-08:00Pd e Pdl, dopo lo choc ora lo scontro sulla legge elettorale<i>da La Nuova Sardegna del 5 marzo 2013</i><br />
Il Pd si è rimesso in moto ieri con la riunione post-elettorale del centrosinistra e con l’annuncio delle primarie del 7 aprile per i sindaci. Il Pdl tenta oggi di avviare l’operazione rilancio incontrando il suo governatore Ugo Cappellacci nell’ambito della verifica politico-programmatica per l’ultimo anno di legislatura.<br />
<a name='more'></a>I due maggiori partiti, fortemente ridimensionati dallo tsunami Grillo rispetto alle politiche del 2008, studiano nuove strategie. Con umori diversi. Il Pd sta come chi ha preso una batosta dopo aver sognato una grande vittoria, il Pdl, pur perdendo di più, ha il vantaggio di aver perso molto meno del previsto.<br />
In vista delle elezioni regionali del febbraio 2014 (nessuno crede più che vengano anticipate) oggi affrontano in Consiglio regionale un appuntamento molto delicato: la riforma elettorale. Non esiste una legge che assicuri i voti per la vittoria (l’ex ministro Calderoli con il “Porcellum” ha inventato la legge che rende quasi impossibile la governabilità), ma il testo all’esame dell’assemblea sarda è atteso da mille incertezze, perché tra premi di maggioranza e sbarramenti può sicuramente condizionare l’assegnazione dei seggi. Tenendo conto, che i posti sono scesi da 80 a 60 e che quindi ci sono per tutti meno spazi di manovra.<br />
Il compito che attende Pd e Pdl è durissimo, rispettivamente all’opposizione e in maggioranza. Di solito prima delle elezioni i politici preferiscono governare, perché al governo accrescono il loro potere, ma questo è forse uno di quei momenti in cui, prevalendo la protesta, forse rende di più lo stare in minoranza.<br />
Partiamo dal Pdl sardo. Alla politiche del 24 e 25 febbraio alla Camera ha preso il 20,35%), cioé 188.480 voti: nel 2008 – l’anno del boom – prese il 42,43% (415.240 voti). Alle regionali del 2009 con Ugo Cappellacci prese il 30,11% (248.654 voti). In sostanza, stavolta ha perso 227 mila voti su cinque anni fa e 60 mila sulle ultime regionali.<br />
Il Pd sardo il 24 e 25 febbraio ha preso il 25,15% ((232.895 voti), ben distante dal M5S (29,68% con 274.834 voti) che da solo ha battuto l’intera coalizione di centrosinistra (29,43%) e naturalmente quella di centrodestra (23,67%). Cinque anni fa alle politiche il Pd sardo prese il 36,20% (con 354.214 voti), mentre alle regionali del 2009 al 24,73% con 204.223 voti). Il che significa che il Pd ha perso 122 mila voti sul 2008 e ne ha guadagnato 28 mila sulle ultime regionali.<br />
Le proiezioni del voto del 24 e 25 febbraio sulle elezioni regionali hanno messo in allarme i partiti, perché il Movimento 5Stelle, se si ripetesse lo stesso risultato, eleggerebbe il governatore e conquistarebbe 36 dei 60 seggi del Consiglio regionale grazie al premio di maggioranza. Certo, allconsultazioni regionali hanno grande peso le figure dei candidati alla presidenza della Regione e il numero dei candidati nelle liste. Se si presentasse da solo, il M5S proporrebbe 60 candidati, mentre una coalizione di sei partiti ne schiererebbe 360, con il vantaggio di un rapporto più diffuso con l’elettorato. In sostanza sono due elezioni diverse ma il vento grillino ha preoccupato le altre formazioni politiche. Che dovranno quindi aggiornare le strategia.<br />
Il primo ad essersi mosso è stato Ugo Cappellacci: il giorno seguente lo spoglio delle politiche ha annunciato l’azzeramento della giunta con l’obiettivo di formarne una nuova nel giro di cinque giorni. E’ già trascorsa una settimana, la giunta non è stata azzerata e il cosiddetto rimpastone potrebbe slittare ancora: forse il governatore si aspettava risposte risposte immediate e positive dai partiti, ma le tensioni dopole batoste elettorali sono ancora forti.<br />
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fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-60298599602567443762013-03-04T04:14:00.000-08:002013-03-08T03:31:55.954-08:00Coi numeri delle politiche, Grillo prende la Regione<i>da La Nuova Sardegna del 4 marzo 2013</i><br />
Con il risultato delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio Grillo avrebbe eletto in Sardegna un governatore di M5S e conquistato la maggioranza assoluta dei seggi in Consiglio: 36 su 60.<br />
<a name='more'></a>Agli altri partiti non sarebbe rimasto che spartirsi i rimanenti 24: di questi, ne avrebbe preso 11 il Pd, 9 il Pdl, 2 a testa Scelta Civica e Sel. Sarebbero rimasti all’asciutto Udc, Fli, Psd’Az, Fratelli d’Italia, Lista Ingroia e via elencando.<br />
Questo scenario non tiene conto delle sensibili differenze fra i due sistemi elettorali, differenze in grado di modificare e non di poco il risultato finale, come è successo, sempre il 24 e 25 febbraio, nelle regionali di Lombardia, Lazio e Molise. Lo scenario ha comunque messo in allarme i partiti attualmente presenti in Consiglio regionale, i quali, prima del boom grillino, già ipotizzavano un confronto tutto riservato ai due schieramenti tradizionali del bipolarismo italiano, il centrodestra e il centrosinistra.<br />
Partiamo dai numeri. Alle politiche M5S è stato nell’isola il primo partito e ha superato le coalizioni capeggiate da Pd e Pdl. Se anziché per la lista il voto fosse stato per il governatore, con il suo 29,68% avrebbe vinto il candidato grillino su quello del centrosinistra (29,43%) e su quello del centrodestra (23,67%). Naturalmente, questa proiezioni non è attendibile sul piano politico, in quanto, come insegna l’esperienza, gli elettori delle regionali scelgono innanzitutto il nome del candidato governatore.<br />
Non solo: rispetto alle politiche, alle elezioni regionali hanno grande peso anche gli aspiranti consiglieri. Per dimostrare quanto vale questo peso, è sufficiente analizzare l’andamento di M5S nelle votazioni del 24 e 25 febbraio.<br />
In Lombardia i grillini hanno avuto un milione 126.147 voti, mentre alle regionali si sono fermati a 782.007 (per il candidato presidente) e a 775.211 (per la lista). In sostanza ha perso un terzo del proprio elettorato delle politiche).<br />
Più pesante il calo nel Lazio: del milione e 191.048 voti delle politiche, nelle elezioni regionali a M5S ne sono rimasti 661.865 (per il presidente) e 467.215 (per la lista) delle regionali. Ancora più rilevante il calo alle elezioni regionali del Molise: rispetto al 27,67% delle politiche ha avuto il 16,76 per il candidato governatore e il 12,18% per la lista degli aspiranti consiglieri.<br />
Si prevede che il vento della protesta continuerà a soffiare ancora e che molto potrebbe dipendere dagli sviluppi della politica nazionale. E’ certo però che il boom di M5S ha modificato in profondità tutta la situazione.<br />
E’ per questo che il risultato delle politiche condizionerà la riforma elettorale che da domani inizierà a essere votata nell’aula del Consiglio regionale. La previsione è della conferma dell’elezione diretta del presidente della Regione e il premio di maggioranza assoluta al candidato vincente. C’è la proposta, largamente condivisa, si mettere uno sbarramento del 10 per cento alle coalizioni e del 4 per cento ai partiti che si presentano da soli. Per quelli che sono dentro le coalizioni che superano i 10 punti in percentuale, lo sbarramento sarà del 2,5 per cento (28 mila voti secondo l’affluenza del 24 e 25 febbraio). E’ in base a questo riferimento che in apertura si è detto che dalla ripartizione dei seggi sarebbero stati esclusi partiti come Udc, Psd’Az e lista Ingroia che si sono fermati a 25 mila voti.<br />
Soprattutto per i partiti minori (che sono spesso penalizzati nelle elezioni politiche) conterà molto alle regionali il ruolo dei tanti candidati nei collegi provinciali, dove vige il sistema del voto di preferenza personale. In questo senso rischierebbe di essere penalizzata, nel voto sardo, il movimento grillino: se si dovesse presentare da solo, avrebbe solo 60 candidati, mentre sarebbero molti di più quelli delle coalzioni: ad esempio, sei liste alleate avrebbero la forza d’urto di 360 nomi in gara.<br />
Dopo che problemi di coesione politica sono stati riscontrati sia nella gestione di Renato Soru sia in quella di Ugo Cappellacci, c’è ora in alcuni partiti l’idea di eliminare per le prossime regionali il voto cosiddetto “disgiunto” (la possibilità per l’elettore di votare per un governatore e una lista a lui non collegata). Accrescendo il peso dei candidati consiglieri, la riforma legherebbe maggiormente il destino del governatore a quello della sua coalizione.<br />
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fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-79392797215357002442013-03-04T04:11:00.003-08:002013-03-04T04:12:17.595-08:00Colli: "Il Psd'Az uscirà dalla giunta Cappellacci"<i>da La Nuova Sardegna del 4 marzo 2013</i><br />
«Usciremo dalla giunta ma, almeno per il momento, resteremo nella maggioranza». Dopo la riunione fiume del consiglio nazionale, il segretario del Psd’Az, Giovanni Colli dice di non avere dubbi.<br />
<a name='more'></a> Eppure il “parlamentino” sardista si è fortemente diviso nel dibattito di sabato. Proprio per evitare una spaccatura nel voto, Colli e il presidente Giacomo Sanna hanno ricevuto il mandato di decidere la linea dopo un confronto con il governatore Ugo Cappellacci, che non appena è terminato lo spoglio delle elezioni politiche ha aperto una verifica politico-programmatica per l’ultimo anno di legislatura. Favorevole all’uscita dall’esecutivo, così come alla contemporanea rinuncia a tutti gli incarichi negli enti, è anche Sanna, che sabato è stato esplicito nei suoi due interventi davanti al gruppo dirigente.<br />
Quella del Psd’Az non è una rottura con Cappellacci. Colli conferma quanto detto sabato da Giacomo Sanna: «Il presidente ha accolto le nostre principali richieste: la flotta sarda, la zona franca, il no alle scorie radioattive».<br />
E allora qual è il problema? «Anche dopo il dibattito del consiglio nazionale – spiega Colli – il sono dell’avviso che il Psd’Az non debba partecipèare a una verifica che punta a formare la giunta che deve traghettare il centrodestra verso le elezioni regionali. Noi non abbiamo deciso nulla sulle future alleanze, per cui non siamo interessati. In questa situazione, possiamo continuare a batterci per ottenere risultati concreti sui nostri temi, ma a questo scopo la nostra presenza diretta in giunta non è essenziale».<br />
Un appoggio esterno? «Noi possiamo darci – risponde Colli – tre mesi di tempo per verificare se il centrodestra realizza le cose su cui si è impegnato. Poi vedremo cosa fare». C’è chi sospetta che quella dei sardisti sia una tattica per strappare non uno ma due assessorati. «Per quanto mi riguarda – taglia corto Colli – io non cambio idea neanche se ci danno tre poltrone. Anzi, proprio a questo proposito dico che mi piace ancora meno cuna verifica che, a quanto ho sentito, si è avviata sulla consueta lotta di incarichi. Non ci interessa il balletto della spartizione».<br />
C’è, nel calcolo del Psd’Az, la delusione per il 2,2 per cento ottenuto alle elezioni politiche? Con quei voti, 25 mila, non si entra nel prossimo Consiglio regionale di 60 seggi. «Delusi? Noi siamo più che soddisfatti – afferma Colli – perché quel dato vale almeno il 5 per cento alle elezioni regionali, dove il nostro partito è sempre andato molto meglio. Bisogna considerare lo tsunami Grillo: ebbene, noi siamo stati l’unico partito che è andato meglio, anche se solo dello 0,5 per cento, rispetto alle elezioni politiche del 2008: anche allora ci presentammo da soli. Stavolta tutti i partiti sono crollati, noi abbiamo migliorato».<br />
Sarà Cappellacci a convocare il Psd’Az per la verifica. Colli e Sanna analizzeranno la situazione e poi decideranno. Stando alle parole del segretario, l’assessore ai Trasporti Christian Solinas sembra destinato davvero a uscire dall’esecutivo. E potrebbero lasciare anche i nominati in enti e Asl.<br />
L’idea dei 4 Mori è quella di avere le “mani libere” quando si decideranno le alleanze per le elezioni del febbraio 2014. C’è chi spera in un’apertura del Pd, che però non è ancora arrivata. L’uscita dalla giunta servirà ad aprire il dialogo con il centrosinistra? (f. per.)fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-42192068171687034292013-03-01T10:24:00.001-08:002013-03-01T10:24:41.980-08:00Dopo voto, Cappellacci azzera la giunta<span style="background-color: white; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">Prima immediata conseguenza delle elezioni nazionali: Ugo Cappellacci ha deciso di azzerare la giunta regionale per fare una rapida verifica politica con gli alleati e nominare subito una nuova squadra che affronti con convinzione l’ultimo anno di legislatura.</span><br />
<a name='more'></a>Nell’annunciare la sua contromossa ieri agli assessori durante la consueta riunione settimanale, il governatore non è apparso preoccupato dal boom di Grillo, anzi ha lasciato intendere di essere ottimista. Convinto di poter essere ricandidato dalla coalizione di centrodestra e di poter rivincere, la sua idea è quella di nominare dodici assessori disposti a battersi allo stremo per realizzare un programma fortemente innovativo e che, sul piano delle riforme e della lotta agli sprechi, tolga argomenti ai grillini.<br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Già lunedì pomeriggio, quando lo spoglio delle schede non era ancora terminato, Cappellacci aveva fatto notare che, rispetto alle disastrose previsioni di qualche mese fa, le elezioni non sono poi andate così male al centrodestra sardo. E aveva fatto notare che la somma dei risultati dei singoli partiti rappresentanti in giunta (compresi Udc, Riformatori e Psd’Az , che si erano presentati fuori dal centrodestra) ha superato il 34 per cento, mentre la somma delle sigle delle opposizioni (Pdl, Sel e Cd più Ingroia) ha avuto meno del 32 per cento. Il dato più incoraggiante Cappellacci lo ha avuto principalmente dal crollo dell’Udc che si era spostato con Monti. Non si dimentichi che l’Udc è il partito che nel 2009, schierandosi con il Pdl mentre a Roma era all’opposizione di Berlusconi, era stato decisivo per la vittoria di Cappellacci.</div>
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Già ieri il segretario dell’Udc Giorgio Oppi aveva auspicato una rapida verifica e un rimpasto di giunta per ripartire verso le elezioni regionali. La sua idea, in sintonia con il coordinatore del Pdl Settimo Nizzi, era probabilmente quella di licenziare dal Bilancio Giorgio La Spisa (passato senza fortuna con Monti e ora dimissionario) e Antonello Liori dal Lavoro (candidato e non eletto da Fratelli d’Italia). Nizzi aveva chiesto anche la testa di Sergio Milia («via tutti coloro che si sono schierati contro Cappellacci») ma difficilmente l’Udc accetterà dei veti.</div>
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Il pessimo risultato dell’Udc, quasi una scomparsa, starebbe spingendo Oppi a rendere autonomo il partito nell’isola: la rottura con Casini sarebbe già definitiva.</div>
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Ieri nella seduta di giunta Cappellacci non si è sbilanciato più di tanto sulle prospettive. Ha annunciato l’azzeramento dell’esecutivo (è la seconda che lo fa, la prima nel 2010), un’ultima riunione per venerdì per approvare le pratiche urgenti e poi l’avvio del rimpasto. Ha fatto capire che porrà questa condizione: in squadra solo fedelissimi nell’attuazione del programma e della linea politica. Quanto ai partiti ha detto che dovrà esserci un chiarimento anche sulla strategia. In poche parole: dentro chi sarà d’accordo sulla sua ricandidatura.</div>
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Cappellacci si è detto sicuro di poter vincere. Alle elezioni regionali hanno un grandissimo peso non solo i leader ma anche i singoli candidati. Basta guardare cosa è successo ieri nel Lazio e nella Lombardia: sono tornati i voti ai partiti e Grillo si è fortemente ridimensionato.</div>
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Se c’è l’intesa con Oppi (che ormai non sembra più interessato ad attendere aperture dal centrosinistra), a Cappellacci manca ancora l’adesione dei Riformatori, che, passati con Monti, ora sono nuovamente critici dopo il voto di ieri sulla proroga delle Province.</div>
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Il Psd’Az (il cui 2,5 per cento rappresenta uno zoccolo duro importante in vista delle regionali) è in posizione di attesa, Ieri il capogruppo Giacomo Sanna, annunciando che non si ricandiderà, ha detto che i sardisti «si sono confrontati in una lotta impari con gli schieramenti italiani di centrodestra e centrosinistra, il risultato è un segno di resistenza e di non rassegnazione». E’ «il primo mattone di una strategia che mette il Psd’Az alla guida dei sardi che vogliono mettere al primo posto gli interessi dell’isola». Sarà la verifica a decidere se i 4 Mori resteranno in giunta o no. Senza i Riformatori, diventerebbero indispensabili per Cappellacci.</div>
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da<i> La Nuova Sardegna del 27 febbraio 2013</i></div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-85533688475605302752013-03-01T10:21:00.003-08:002013-03-01T10:22:26.158-08:00Grillo oltre il 30% in ottantanove comuni<span style="background-color: white; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">In Sardegna non è solo il primo partito: con il suo 29,6 per cento è arrivato a battere le due le coalizioni di centrosinistra (29,4) e di centrodestra. (23,6).</span><br />
<a name='more'></a>Il fenomeno Grillo ha numeri che fanno impressione. In 89 dei 377 Comuni sardi il M5S è volato oltre il 30 per cento dei voti, in 204 Comuni si è piazzato tra il 20 e il 30 per cento (il più delle volte come primo partito), in appena 84 Comuni ha ottenuto tra il 10 e il 20 per cento. Da nessuna parte è sceso sotto le due cifre. E i dati provinciali? A Cagliari, Oristano e Sulcis-Iglesiente è davanti alle coalizioni, invece a Sassari, Olbia-Tempio e Medio Campidano si è dovuto accontentare di essere “solo” il primo partito, mentre in Ogliastra e a Nuoro è il secondo.<br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
L’exploit del comico genovese è diffuso ma con diverse peculiarità. Le due grandi aree urbane di Cagliari e di Sassari hanno solo una differenza: nel capoluogo regionale Grillo si è fermato al 26,7 per cento, mentre la città dei due presidenti della Repubblica gli ha regalato il 31,7 per cento dei consensi. Il punto che unisce le due aree è l’hinterland: intorno a Sassari il Movimento 5 Stelle è volato ovunque ben oltre il 30 per cento, da Alghero a Porto Torres, da Sennori a Sorso. Cagliari è ora circondata solo da città che hanno sposato la protesta grillina: da Quartu (terza città sarda) a Selargius, da Monserrato a Quartucciu, da Sinnai a Sestum, da Assemini a Capoterra, da Uta a Sarroch è un volare in media attorno al 35 per cento. E’ un’area elettorale che sino a qualche decennio fa consentiva alla sinistra di conquistare la Provincia a dispetto della moderata Cagliari, un’area che dal 1994 in poi era stata in parte conquistata da Berlusconi. Un Cavaliere oggi ovunque in ritirata rispetto al boom del 2008 ripetuto alle regionali dell’anni seguente, ma di certo sorprende se solo si considerano i sondaggi di tre mesi fa, quanto il Pdl – in Italia e in Sardegna – sembrava destinato a un rapidoe definitivo declino politico ed elettorale.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
C’è un’altra differenza sostanziale tra il voto di Cagliari e di Sassari. Nella provincia di Cagliari 34 Comuni su 71 (quasi la metà) hanno dato oltre il 30 per cento a Grillo, a Sassari solo 11 su 66, mentre sempre nella provincia di Sassari 19 sono andati sotto il 20 per cento: piccoli centri soprattutto del Goceano e del Logudoro. Dove evidentemente i politici sono “tradizionali” sono più radicati. Un caso che si è notato meno a Cagliari, ma con qualche eccezione, come quella di Mandas, il cui sindaco, «umberto Oppus, candidato nell’Udc ha portato il suo partito al 30 per cento e la coalizione centrista al 37.</div>
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Voto simile a quello di Cagliari è stato registrato nel Sulcis-Iglesiente, dove però le due città capoluogo, a differenza di Cagliari, hanno dato a Grillo più del 30 per cento. Anche qui poco meno della metà dei comuni ha fatto registrare per M5S oltre il 30 per cento. Inoltre, solo in un paese Grillo è sceso sotto il 20. La provincia più povera d’Italia ha sposato la protesta: non è un caso che in campagna elettorale abbia risparmiato dalle critico soltanto il comico genovese.</div>
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Così come nel Sulcis, anche un’altra roccaforte rossa ha ceduto, anche se parzialmente, le armi a Grillo: è il Medio Campidano, dove sono un terzo i Comuni che al M5S hanno dato oltre il 30 per cento.</div>
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Olbia città ha sposato Grillo (anche se la coalizione più votata è quella di centrodestra) ma “solo” un quinto dei Comuni galluresi hanno dato più del 30 per cento al leader della protesta che ha sconvolto la politica italiana. Ad esempio, Arzachena e Santa Teresa hanno confermato il primo posto al Pdl.</div>
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Oristano città è rimasta poco sotto il 30 per cento, ma Grillo si è consolato con il primato sulle coalizioni, anche se in provincia il dato è stato del 27 per cento. Un quarto dei Comuni gli hanno dato più del 30 per cento, un quarto meno del 20.</div>
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Nuoro e l’Ogliastra sono le province dove il centrosinistra e dove a Grillo è stato negato il primato tra i partiti. A Nuoro solo due Comuni (uno appena in Ogliastra) hanno dato a M5S oltre il 30 per cento dei consensi. Una curiosità per il Nuorese: Orgosolo è oltre il 30 per cento con Grillo, Orune appena sopra il 10 (10,4 per cento).</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Insomma, è – con poche macchie di leopardo (meglio non scomodare i giaguari) – un fenomeno omogeneo, un vento che ha soffiato forte e che, in assenza di iniziative forti da parte degli altri partiti, potrebbe continuare a soffiare a lungo. La crisi economica è forte, il malessere sociale forse lo è ancora di più.</div>
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da<i> La Nuova Sardegna del 27 febbraio 2013</i></div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-71360821801424969232013-03-01T10:19:00.002-08:002013-03-01T10:22:14.141-08:00Tsunami Grillo travolge il Pd ma non Cappellacci <span style="background-color: white; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">Superboom sardo di Grillo: primo partito quasi ovunque e soprattutto nelle città a partire da Cagliari e Sassari, manda in Parlamento quattro deputati e due senatori.</span><br />
<a name='more'></a>Il Pd ha molti voti in meno del previsto ma prende la maggioranza dei seggi grazie ai premio della coalizione vincente: delle sue tradizionali zone rosse mantiene solo Nuoro e Ogliastra, precipita nel Sulcis, emblema della crisi e ora anche della protesta. Crollano i centristi di Monti, nessun seggio ai tre assessori regionali che si erano candidati: Giorgio La Spisa (ex Pdl passato con il premier) si è già dimesso, Antonello Liori (ora Fratelli d’Italia) rischia il posto.<br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Lo “tzunami” di M5S ha travolto tutto e tutti ma a farne maggiormente le spese è stato il centrosinistra, perché il Pdl, pur lontanissimo dal suo mitico 2008, si è ripreso in linea con il dato nazionale da una crisi che sembrava irreversibile, tanto che Ugo Cappellacci ha potuto dire che la sua giunta ha superato la verifica dei numeri: i partiti che la compongono, benché divisi in tre schieramenti, hanno infatti superato le opposizioni.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Le elezioni politiche hanno sconvolto anche la politica regionale. A un anno delle elezioni per il nuovo governatore e il nuovo Consiglio è spuntato dal nulla il primo partito: nell’isola M5S, andando al 30 per cento, ha superato alla Camera anche le due “grandi” coalizioni di centrodestra e di centrosinistra guidate rispettivamente da Pdl e Pd. Il centrosinistra si è fermato al 29,30 (è andato meglio al Senato con il 31,7), mentre il centrodestra è a quota 23,7: un crollo rispetto a cinque anni fa, una sorpresa rispetto al periodo della crisi del governo Berlusconi. I due schieramenti che da lustri si contendono il governo sono ora due minoranze.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Grillo è il primo partito in senso assoluto in Sardegna e ha vinto quasi dappertutto.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Il Pd, grazie al premio regionale del Senato e a quello nazionale della Camera ha potuto comunque conquistare più deputati del 2008 (ora sono otto contro i sette di allora) e lo stesso numero di senatori. Silvio Lai, segretario del Pd sardo, ha ammesso la delusione: «Puntavamo ad avere di più in campo nazionale e regionale, Grillo è andato molto più forte del previsto, ha interpretato la voglia di protesta ed è il sintomo del malessero diffuso nel Paese».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Anche Settimo Nizzi, coordinatore del Pdl che ha mancato la rielezione alla Camera, ha ammesso la netta vittoria di Grillo e ha esaltato l’impresa di Berlusconi: «Ci davano tutti per morti, noi eravamo sicuri di riprenderci». Non ha ricordato che nel 2008 aveva eletto 14 deputati e ieri appena 4.</div>
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Soddisfatto il presidente della giunta Cappellacci. Sommando tutti i voti dei partiti della sua giunta (oltre Pdl e alleati anche quelli dello schieramento montiano fatto da Udc e Riformatori), il governatore ha detto che «abbiamo più voti delle nostre opposizioni e abbiamo retto l’urto della rilevante vittoria di Grillo». Ora «faremo il punto della situazione pensando di rilanciare i programmi.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Viene dato per scontato un rimpasto di giunta con l’uscita degli assessori del Pdl che si sono candidati con altri partiti: Liori e La Spisa. Su quest’ultimo, Nizzi ha detto in diretta su Videolina: «Può già fare i bagagli». Michele Cossa (Riformatori) di rimando: «Si è già dimesso».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Non è detto che i Riformatori, che hanno eletto Pierpaolo Vargiu con Monti, siano ancora del centrodestra: «Non ci interessa tirare a campare», ha detto Cossa. «Potete andarvene anche subito», gli ha risposto Nizzi.</div>
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Al rimpasto immediato pensa invece un grande deluso Giorgio Oppi, leader dell’Udc, che stavolta ha mancato l’elezione alla Camera. Dopo il flop dei montiani (un solo eletto, mentre Mario Sechi al Senato non ce l’ha fatta di molto), ha già notificato che dovranno esserci cambiamenti sostanziali per chiudere bene la legislatura. Una netta vittoria del centrosinistra avrebbe potuto portare l’Udc ad affossare il centrodestra, ma, dati alla mano, non sono previsti cambi di schieramento.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Neanche da parte del Psd’Az che, correndo in solitaria e senza speranza di eleggere nessuno, ha raggiunto un ragguardevole 2,5 per cento, che, in vista delle elezioni regionali, rappresenta un buon zoccolo duro in grado di attirare l’attenzione non solo di Cappellacci e del centrodestra, ma anche di un centrosinistra che dopo questa tornata elettorale dovrà ripensare molte cose anche sul piano delle alleanze.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Sul risultato elettorale ha espresso «grande preoccupazione» la Confindustria sarda, che ha chiesto alle e forze politiche della maggioranza di centrodestra che governa la Regione «un atto di responsabilità che sappia porre in secondo piano gli interessi meramente di parte e assicurare quella positiva risposta lungamente ricercata dal sistema produttivo della nostra isola». Il presidente Alberto Scanu ha detto di guardare all’imminente verifica a cui seguirà, molto probabilmente, un rimpasto in giunta, augurandosi che «nei prossimi mesi si vada a definire il bilancio e, soprattutto, la programmazione comunitaria 2014-2020 oltre ad accompagnare la chiusura di quella 2007-2013».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
da La Nuova Sardegna del 26 febbraio 2013</div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-78353923352719199482013-02-24T03:17:00.001-08:002013-03-01T10:22:01.740-08:00La campagna elettorale dalla A alla Z<span style="font-size: large;">A</span>ssessori. La Spisa, Liori e Milia sono scesi in campo e, fatto curioso, due di loro sono ora in schieramenti diversi rispetto a quello del loro presidente. Più d’uno si è scandalizzato affermando che si sarebbero dovuti dimettere. Non vediamo perché. Alla Regione certe regole del galateo politico non esistono più. Prendiamo Cappellacci: da governatore è rimasto quasi un anno all’opposizione del proprio partito.<br />
<a name='more'></a><span style="font-size: large;">B</span>ig. Da Monti a Bersani, da Vendola a Grillo, da Tabacci a Ingroia, da Giannino a Samorì, da Giorgia Meloni a Fini. I leader sono sbarcati in massa alla ricerca di voti. Ma, ironia della sorte, la notizia vera è che il Cavalietre del «quante volte viene» non è venuto.<br />
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-size: large;">C</span>asco. L’operaio cassintegrato Antonio Pirotto ha detto che, se eletto, lo porterà con sè a Montecitorio. Auguriamo a Pirotto di andare alla Camera, ma sul casco forse si sbaglia: non è che ai parlamentari non serva, è che non basta.</div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<br />
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">D</span>estra. «Io rappresento quella vera, gli altri sono traditori». Lo hanno detto sia Fli, sia Fratelli d’Italia, sia La Destra, sia Forza Nuova. Rischiano di essere ininfluenti perché non sanno sommare i loro voti. Invece nelle divisioni e nelle moltiplicazioni hanno superato la sinistra. E non era facile.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">E</span>ntrate e Equitalia. Sono due grandi temi della campagna elettorale. La Regione rivendica un miliardo di euro dal bilancio dello Stato, le imprese sarde hanno debiti per quattro miliardi con l’ente della riscossione. Forse converrebbe puntare sulla Vertenza Uscite.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">F</span>orza Paris. Tutti i partiti e tutti i candidati: «Sui problemi della Sardegna bisogna essere compatti, come in un’unica squadra». Detto, fatto: 23 liste per la Camera e 22 per il Senato.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">G</span>rillini. Tre deputati e uno-due senatori saranno eletti in Sardegna. Sono stati scelti dalla “parlamentarie” più secretate della storia. Hanno smentito di essere rimaste sempre zitti: «Abbiamo parlato quasi tutti i giorni». E’ vero: quasi il lunedì, quasi il martedì...</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">H</span>otel. Moltissime manifestazioni elettorali si sono tenute in alberghi. L’idea delle elezioni fuori stagione può essere utile al turismo. Purchè i partiti, senza scuse di spending review, paghino il conto.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">I</span>ndipendentisti. Divisi in tre liste non sono riusciti a decollare nel dibattito politico. L’unico che ha fatto parlare dì sé è stato Doddore Meloni. Prima con la provocazione della candidatura: si è fatto dire di «no» per contestare l’interdizione dai pubblici uffici rimasta in piedi anche dopo che la condanna è stata scontata. Poi con un sequestro di persona anomalo e ora con la denuncia di un complotto ai suoi danni.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">L</span>ai. Capolista al Senato, il buon Silvio (quello sardo) è riuscito dopo tre anni di segreteria nel miracolo di ricompattare il Pd. E ha anche raggiunto un accordo con Bersani sulla gestione della Vertenza Sardegna. I suoi sponsor sono certi che si sia ormai ben posizionato per la prossima candidatura a governatore. Lo dicono a tutti, tranne che a Soru.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">M</span>onti. Dopo aver ascoltato le mille e mille richieste dei suoi candidati nella convention di Cagliari, il premier ha strappato un lungo applauso dicendo: «Vorrei essere sardo». Ma, vista la difficoltà di dare tutte quelle risposte, forse voleva dire «vorrei essere sordo».</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">N</span>izzi. Il più berlusconiano dei berlusconiani è al quarto posto della lista del Pdl. Da coordinatore regionale è stato però coraggioso: quando il Capo ha detto che il fascismo aveva fatto anche cose buone, lui ha replicato: «Non sono d’accordo». Bravo. la prossima volta lo mettono Settimo.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">O</span>ppi. Il leader sardo dell’Udc, non soddisfatto dell’alleanza concordata da Casini, ha ammesso: «Facciamo fatica a far votare la lista Monti al Senato». Roba da rimanerci Sechi.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">P</span>romesse. Chi l’ha sparata più grossa? A sorpresa il primato va a Basta Tasse, il cui fondatore ha detto di voler fare dell’isola «la Svizzera del Mediterraneo». Sarebbe bello, ma speriamo che il suo alleato Berlusconi non lo prenda sul serio: dopo lo scippo del G8 sarebbe capace di cercare i soldi per l’Imu proprio nel cantone sardo.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">Q</span>uoziente. L’obiettivo delle liste maggiori è di conquistarne più di uno, la paura di quelle minori è di non superare il primo sbarramento. Alcuni pezzi grossi della politica sono stati candidati in posizioni rischiose (sono i casi di Pd, Pdl, Monti e altri) e si sono visti costretti a impegnarsi più degli altri nella ricerca dei voti. Ora devono solo sperare di non essere stati presi per il quorum.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">R</span>iforme. I seggi assegnati all’isola sono 25, i candidati sono 500 ma di questi solo una quarantina hanno possibilità di essere eletti. I 460 trombati in partenza vogliono cambiare la legge, ma a decidere saranno i 27 con gli altri 900 eletti in tutti i collegi italiani. La verità è che il “Porcellum” fa schifo per la stessa ragione per cui piace.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">S</span>indacati. I segretari di Cgil Cisl e Uil hanno annunciato nuove mobilitazioni di protesta dopo il voto denunciando che in campagna elettorale i partiti, tranne alcuni, hanno discusso poco di lavoro. I sindacati, si sa, sono molto esigenti, ma come si fa a pretendrere cose così serie in campagna elettorale?</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">T</span>rasporti. Ci voleva il debuttante Ingroia, leader di Rivoluzione civile, a risolvere il problema della continuità territoriale: venerdì, tra mattina e sera, ha tenuto manifestazioni di chiusura a Cagliari e in altre quattro regioni italiane. Come ha fatto? Ha noleggiato un aereo privato. Facile, no?</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">U</span>niversità. I rettori Melis e Mastino hanno rivolto un appello ai candidati: dovete favorire la ricerca. I candidati hanno risposto affermativamente e con conconzione. E hanno continuato a cercare voti.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><span style="font-size: large;">V</span>erifica. Il voto di oggi e domani sarà letto anche in chiave regionale. Se in Sardegna il consenso dei partiti della maggioranza di centrodestra (anche se diviso in tre schieramenti: Pdl, Monti e Psd’Az) saranno superiori a quelli delle opposizioni di centrosinistra, Cappellacci potrà andare avanti sino a febbraio 2014. Se dovesse succedere il contrario, i centristi potrebbero disimpegnarsi e provocare le elezioni anticipate.ù</span><br />
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<span style="font-size: large;">Z</span>oombie. E' lo spettacolo teatrale messo in scena dal Psd'Az (attore Benito Urgu, regista Andrea Prato, entrambi candidati al Senato) per le tre manifestazioni di chiusura. Una satira, stavolta sui big italiani, sulla scia di quella dell'Onorevole Sciupone inaugurata all'epoca dei referendum regionali. Ora non si sa se, come in tutti gli spettacoli che si rispettino, ci sia qualcosa di autobiografico.<br />
<i>da La Nuova Sardegna del 24 febbraio 2013</i><br />
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fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-16370078016988496242013-02-23T15:49:00.005-08:002013-02-23T15:57:20.178-08:00Pd, orgoglio e fiducia per il futuro dell'isolaChiusura di campagna elettorale con due leader nazionali in Sardegna (Antonio Ingroia e Gianpiero Samorì), con i grillini sardi a Roma per l’ultimo comizio del fondatore di 5Stelle, con numerose manifestazioni regionali e locali di tutti i partiti: una giornata ricca di appuntamenti in cui i candidati hanno preferito concentrarsi sugli appelli ai propri sostenitori e agli indecisi piuttosto che ad aprire nuove polemiche con gli avversari.<br />
<i>da La Nuova Sardegna del 23febbraio 2013</i><br />
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<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Il Pd ha organizzato a Cagliari una vera e propria festa alla fiera. Prima la manifestazione con il segretario Silvio Lai, la vice Francesca Barracciu e Renato Soru e tutti i candidati alla Camera e al Senato. Subito dopo musica e prodotti tipici sardi: pane carasau, salsiccia, formaggi e birra (a un euro, come per il voto delle primarie). Clima di grande ottimismo sul risultato nazionale di Pierluigi Bersani e su quello sardo. I candidati hanno sottolineato l’«impegno straordinario» in tutta la campagna elettorale. Maria Grazia Dessì e Romina Mura, volti nuovi spuntati con successo alle primarie di dicembre, hanno parlato soprattutto dei problemi sociali: «Una mamma – ha ricordato la Mura – ci ha come affidato il futuro del figlio disabile: pensateci voi, con le vostre politiche, per quando non ci sarò più». Francesco Sanna si è soffermato sui temi economici, Paolo Fadda ha detto di aver «finalmente avuto l’impressione che siamo tutti in uno stesso partito». E Silvio Lai ha affermato di essere «orgoglioso» della ritrovata unità interna e del fatto che «sia a Roma sia in Sardegna siamo gli unici ad aver presentato veri e propri programmi di governo». E a questo proposito ha ricordato gli impegni specifici (il «patto per l’isola») presi da Bersani a Cagliari.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">C’è stato, tra gli altri, l’intervento di Soru, che ha ricordato i tratti ancora presenti della sua esperienza di governo alla Regione («gli argomenti su cui Grillo ottiene successo sono quelli che abbiamo trattato noi») e sulle alleanze (attacco a Monti e ai centristi). C’erano anche molti giovani: un ragazzo di 17 anni, che ancora non vota, ha raccolto molti applausi nel suo discorso sui diritti.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Nel Pd sardo nessuno ieri ha fatto riferimento esplicito alle elezioni regionali: sono previste per febbraio 2014 ma potrebbero essere anticipate. La linea che ha consentito di tenere l’unità in tutta la campagna elettorale è questa: ora pensiamo alle politiche, dopo, risultati alla mano, incominceremo a parlare della Regione. E’ inevitabile che sia così: un buon risultato della coalizione a tre con Sel e Centro democratico renderebbe superfluo allargare il dialogo alle forze che, come Udc e Psd’Az, sono ancora nel centrodestra di Ugo Cappellacci. Ma se il buon risultato dovesse averlo il centrodestra (al momento diviso), la prospettiva potrebbe cambiare: resterà da vedere se l’apertura verrebbe fatta verso sinistra (Ingroia) o verso i partiti che sono con Monti (oltre che in giunta con Cappellacci). Due scenari su cui, dopo il voto, si riaprirà il confronto interno tra filosinistra e filo-entro.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Grande mobilitazione finale anche per Sel. Il segretario Michele Piras, capolista alla Camera, ha chiuso a Carbonia e Iglesias incontrando cooperative, associazioni di volontariato ed elettori. «Abbiamo fatto il possibile per avvicinare il maggior numero di persone – ha detto Piras – ma in generale è stata una campagna elettorale bella e brutta allo stesso tempo, perché giocata troppo sui media, con pochi confronti di merito sui problemi veri».</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Volantinaggio in strada per Luciano Uras, capolista al Senato, con un gruppone di militanti che si è poi sparpagliato nelle vie cittadine. Sel ha detto di essere ottimista.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">E’ fiducioso anche Roberto Capelli, capolista alla Camera per Centro democratico, la terza gamba del nuovo centrosinistra. Capelli ha chiuso a Nuoro e Oliena. «Un’esperienza molto intesa questa campagna elettorale – ha detto il consigliere regionale – in cui ho riscontrato nella gente una grande voglia di parlare, di sfogarsi, di rappresentare le singole situazioni. Ma ho anche visto che c’è disponibilità a dare fiducia a chi dimostra di essere credibile».</span></div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-1580900254467593242013-02-22T11:23:00.004-08:002013-02-22T11:26:21.245-08:00Ecco il Pdl di governo con il "patto per l'isola"<span style="background-color: white; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">A fine 2012 c’era un Pd strarilanciato dalle primarie per il leader della coalizione e poi da quelle per i candidati in Parlamento. Poco più di un mese fa c’era invece un altro Pd, diviso dalle tensioni sulla composizione delle liste e percorso da qualche brivido di sfiducia dopo i mesi dell’ottimismo più sfrenato nel corso dei quali la vittoria alle politiche era stata data ormai per acquisita. La campagna elettorale ha fatto un miracolo ed è spuntato un Pd «di lotta e di governo».</span><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<i>da La Nuova Sardegna del 22 febbraio 2013</i></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Il primo giorno a suonare la carica, proprio a Cagliari, è stato paradossalmente uno dei big che si è ritirato per evitare qualsiasi discussione sulle rottamazioni, Massimo D’Alema: «Attenzione che non abbiamo vinto, la partita è tutta da giocare». D’Alema aveva visto giusto (e Silvio Berlusconi non aveva ancora tirato fuori dal cilindro la proposta schock della restituzione dell’Imu).</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Il Pd sardo ha fatto il resto con due mosse. La prima è quella degli otto camper che hanno consentito ai candidati e ai volontari di tenere trecento assemblee in tutta la Sardegna. La seconda mossa è stata quella di “regionalizzare” le elezioni politiche: pur all’interno del programma nazionale, nell’isola i democratici hanno messo in primo piano la Vertenza Sardegna. Il segretario Silvio Lai si è confrontato con tutte le forze sociali (sindacati dei lavoratori e delle imprese) e ha fatto una sintesi in quattro punti: soluzione definitiva della vertenza entrate anche con la revisione del patto di stabilità; il superamento del gap infrastrutturale, a iniziare da quello dei trasporti; lo sviluppo industriale del futuro, ecocompatibile e innovativo; lo spopolamento demografico.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Lai ha consegnato la sintesi a Pierluigi Bersani e il leader nazionale e candidato premier l’ha fatta propria. Tanto da impegnarsi su un punto che ha caratterizzato la sua visita a Cagliari: «Nel governo ci sarà una funzione dedicata alla gestione della Vertenza Sardegna».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Certo, i temi nazionali sono stati i più dibattuti nei confronti pubblici, perché gli elettori stanno giustamente seguendo con passione lo scontro sul futuro governo: e non è certo indifferente anche per i sardi se a governare sarà Berlusconi, Monti o Bersani (o Grillo). Ma l’attenzione ai temi specifici dell’isola ha assunto un significato politico preciso: il Pd ha dimostrato di essere pronto a ritornare anche al governo della Regione, sapendo che le elezioni regionali potrebbero essere anticipate. Lo stesso Bersani, parlando in Sardegna, ha detto che è giusto non perdere di vista i problemi locali nonostante l’importanza del voto nazionale. «Quando saremo al governo – ha detto – avremo bisogno che in Sardegna ci sia una giunta all’altezza della situazione al posto di Cappellacci che è del tutto inadeguato ad affrontare i gravi problemi dell’isola».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
L’impressione che si è ricavata dalla campagna elettorale del Pd sardo è questa: la battaglia è stata condotta guardando a Roma ma pensando anche alla Regione. I candidati democratici, spesso affiancati dai consiglieri regionali, si sono mossi come se si trattasse di cercare le preferenze personale. Anche chi ha l’elezione sicura (i primi delle liste) ha cercato voto dopo voto.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Certo, fare la campagna elettorale stando all’opposizione è più facile. E in Sardegna il Pd è all’opposizione da quattro anni. «Per noi è fondamentale che la giunta Cappellacci duri il meno possibile, perché ogni giorno che passa sono nuovi guai per l’isola. C’è bisogno di una giunta che sappia affrontare le emergenze e costruire prospettive nuove, in linea con la ripartenza nazionale che il governo Bersani assicurerà al Paese.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Nelle ultime mosse del Pd, tuttavia, ci sono stati anche dei momenti d’ombra. Ad esempio lo scontro con due alleati della coalizione elettorale, Sel e Centro democratico, sulla mozione di sfiducia alla giunta Cappellacci. Il Pd non l’ha voluta firmare. «La maggioranza di Cappellacci deve implodere da sola – spiega Silvio Lai – e invece la mozione di sfiducia ha avuto l’effetto di ricompattarla almeno nella votazione in Consiglio regionale. Per noi è stato un errore, altri forse cercavano un po’ di visibilità per via della ricerca del consenso elettorale».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
L’altro rimprovero che qualcuno fa al Pd è quello di non aprire ad alcuni alleati di Cappellacci, come Udc e Psd’Az. Senza un dialogo col Pd sulla prospettive, centristi e sardisti non molleranno il Pdl. Ma i democratici non vogliono fare pericolose aperture. Se le elezioni politiche diranno che il centrosinistra è già autosufficiente, il dialogo con Udc e Psd’Az non partirà neppure. Se invece l’alleanza Pd-Sel-Cd non dovesse bastare, allora le cose cambieranno. Si vedrà.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Per il momento l’attenzione è concentrata sulle elezioni politiche. Dal risultato sardo dipenderanno molti scenari: sia gli equilibri all’interno del partito sia l’avvio della corsa per la scelta del candidato alla presidenza della Regione.</div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-88111424182383115182013-02-22T11:22:00.000-08:002013-02-22T11:26:33.027-08:00Il boom del 2008 è lontano ma il Pdl non demorde<span style="background-color: white; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">Nel 2008, con il trionfale ritorno di Berlusconi dopo i due anni di un governo Prodi dilaniato dalle divisioni di una maggioranza che come per ironia si chiamava Unione, il Pdl in Sardegna conquistò tutti i quattordici seggi parlamentari riservati alla coalizione vincente.</span><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
da La Nuova Sardegna del 21 febbraio 2013</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Per capire cosa è successo e cosa è cambiato da allora è sufficiente dire che alle elezioni di domenica e lunedì si accontenterebbe della metà: anzi, parlerebbe di uno straordinario successo.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Questo non vuol dire che il Pdl e il centrodestra non siano competitivi. I bersaniani del Pd hanno smesso da qualche settimana di sottovalutare un avversario che a dicembre sembrava quasi scomparso: si pensi alla farsa della prima tappa – proprio a Cagliari – delle primarie di Angelino Alfano come candidato premier. In due mesi è cambiato tutto, come nel resto d’Italia. Tanto che il coordinatore regionale Settimo Nizzi a chi gli chiede se spera davvero in una vittoria, risponde: «Io non spero, io ne sono certo». Il merito, naturalmente «è del presidente Berlusconi, non c’è nessuno capace come lui di attirare consenso e di mobilitare ed entusiasmare l’elettorato». Nizzi non ha mai abbandonato la nave che rischiava di affondare. E’ tra i pochi big del partito a non essere andato, a dicembre, alla manifestazione cagliaritana di Alfano. Una manifestazione voluta e organizzata dal vice capogruppo della Camera Salvatore Cicu, che aveva lasciato Claudio Scajola per schierarsi con il segretario nazionale, e da Ugo Cappellacci: il presidente della Regione che si era sospeso dal Pdl in polemica col governo Berlusconi e che era poi rientrato grazie alla mediazione di Alfano. Non c’era neanche Mauro Pili, altro berlusconiano doc, più che rivale di Cicu e di Cappellacci. Pili, capolista alla Camera, è stato premiato dal Cavaliere con l’assegnazione del posto di capolista alla Camera, prima di Cicu, che aveva invece sperato nel sorpasso. Nizzi, messo persino dopo Paolo Vella (l’architetto amico del Capo) si è trovato al quarto posto, fortemente a rischio, deluso ma ancora fiducioso in un’impresa di Berlusconi. Spiega Nizzi: «I nostri elettori del 2008 e quelli delle elezioni regionali del 2009 non sono mica scomparsi e non se ne sono andati in altri partiti, basta vedere la fine che ha fatto Gianfranco Fini con il suo Fli. No, gli elettori erano lì, certamente delusi e scoraggiati, ma è bastato che Berlusconi suonasse di nuovo la carica che si sono risvegliati gli entusiasmi di allora».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Rivitalizzati anch’essi dalla riscossa del Cavaliere, i candidati del Pdl si sono tuffati in una campagna elettorale molto dura. Mauro Pili è andato in giro per l’isola a illustrare il suo programma specifico per l’isola, quello che si è fatto sottoscrivere anche dal Cavaliere: «Altrimenti – ha detto – non avrei accettato la candidature». E, attenzione, aveva presentato al Viminale il simbolo della sua associazione Unidos. Da capolista, Pili ha parlato quasi esclusivamente di programma per la Sardegna, rispolverando una proposta di legge già presentata alla Camera e firmata anche da alcuni suoi colleghi sardi del Pdl:Nizzi, Carmelo Porcu e Bruno Murgia. «Sarà la proposta numero 1 della prossima legislatura, la presenterò immediatamente: è il progetto di fare della Sardegna una Regione speciale d’Europa, è l’unica soluzione per attuare un piano di riequilibrio che punti innanzitutto sui trasporti».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
E’ stata una campagna elettorale molto vivace anche nel dibattito politico, soprattutto in polemica con lo schieramento di Mario Monti. Innanzitutto nei confronti del premier. Nizzi e Cicu hanno sempre ribattuto con foga agli impegni che Monti assicurava di voler prendere a favore dell’isola. «Si appropria delle iniziative e delle proposte altrui», hanno detto. Una polemica rafforzata anche dal fatto che l’assessore regionale al Bilancio, Giorgio La Spisa, ha lasciato il Pdl per passare, proprio in occasione della presentazione delle liste, con Monti: è numero due per la Camera. La Spisa si è dimesso da vice presidente della giunta e Nizzi avrebbe voluto anche che lasciasse l’assessorato. Ma è stata decisa una tregua: la battaglia, come ha assicurato anche il capogruppo in Consiglio regionale,. Pietro Pittalis, ripartirà subito dopo il voto.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
E non sarà rivolta soltanto nei confronti di La Spisa. Perché anche un altro assessore, Antonello Liori, ha lasciato il Pdl per andare con i Fratelli d’Italia. Ma, dicono nel partito, almeno lui è rimasto dentro la coalizione di centrodestra e non è passato con il nemico.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Insomma, queste elezioni serviranno nel Pdl come verifica interna (è ancora aperto il caso di Claudia Lombardo e Mario Diana che hanno formato un nuovo gruppo consiliare) e come verifica per la giunta Cappellacci e come termometro per le elezioni regionali del febbraio 2014. Il confronto non tarderà a partire, anche perché sono in molti a pensare che le elezioni regionali verranno rinviate.</div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-7444232842379443862013-02-22T11:18:00.002-08:002013-02-22T11:26:43.639-08:00Fini: "I fatti ci hanno dato ragione, ma è stato un errore sciogliere An"<span style="background-color: white; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">«I fatti ci hanno dato ragione: noi di Fli non siamo andati via dal Pdl ma siamo stati cacciati e Berlusconi non si è dimesso per un complotto ma perché era finito sul baratro portando con sè l’Italia». Lo ha detto Gianfranco Fini a Cagliari per la campagna elettorale.</span><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
da La Nuova Sardegna del 22 febbraio 2013</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Affiancato dal capolista alla Camera Ignazio Artizzu, Fini ha tenuto a dire soprattutto uno cosa: «Non siamo traditori, abbiamo agito secondo coscienza e senza calcoli, rifarei tutto quello che ho fatto».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Rispondendo alle domande dei giornalisti, il presidente della Camera si è occupato anche dei temi sardi e in particolare della vertenza entrate: «E’ giusto e moralmente corretto che lo Stato paghi i propri debiti». L’attenzione è stata però rivolta quasi interamente alle questioni politiche nazionali. Intanto la scelta dell’alleanza con Mario Monti. «Non siamo una coalizione di centro o moderata, siamo una coalizione riformatrice formata da esponenti di destra, di centro e di sinistra». Cosa succederà se non dovesse esserci una maggioranza in Parlamento? «Siamo pronti a fare alleanze, ma solo sui punti programmati. E’ difficile immaginare altre soluzioni. Perché, ad esempio, sui temi del lavoro siamo più vicini alla destra, sui temi della giustizia siamo più vicini alla sinistra». L’accordo con Monti è sull’Agenda per l’Italia. Il Pdl ha dato 54 voti di fiducia al governo Monti e ora per ragioni elettoralistiche si scaglia contro Monti».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Fini ha parlato anche di Grillo. «La partecipazione popolare ai suoi comizi è positiva anche se – ha spiegato – si può ironizzare sul fatto che molti vanno a vedere teatro. Non è invece positivo che Grillo faccia solo monologhi, non accetti interviste e confronti. Non voglio scomodare il passato, ma...». E ha aggiunto: «Basta andare a Parma a vedere cosa sta facendo il sindaco grillino: una cosa è mandare i politici a quel paese, altra cosa è governare e risolvere problemi».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Pur dicendosi fiducioso per il risultato di Fli, Gianfranco Fini ha dimostrato di avere un po’ di nostalgia di Alleanza nazionale. «Certo ora possiamo dire che sciogliere An è stato un errore – ha detto – ma noi pensavamo che dentro il Pdl ci sarebbe stata una normale dialettica di partito. E invece Berlusconi ha agito come amministratore delegato di un’azienda: ho la maggioranza e decido da solo».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
L’appuntamento con i candidati di Fli è stato introdotto da Artizzu. Il coordinatore regionale e capolista alla Camera ha parlato di «liste pulite», di «cuore ed entusiasmo», ha criticato i Fratelli d’Italia («i cigini di campagna», ha scherzato Fini) per l’alleanza con la Lega e ha attaccato i parlamentari sardi che «ora sollevano la vertenza Sardegna ma per anni hanno votato contro l’isola per disciplina di partito».</div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-13509712763198331562013-02-21T06:47:00.002-08:002013-02-22T11:26:51.564-08:00Cgil-Cisl-Uil ai candidati: "Parlate di lavoro"La Vertenza Sardegna è scomparsa dalla campagna elettorale per le elezioni politiche. La denuncia è delle segreterie regionali di Cgil Cisl e Uil. che hanno rivolto un appello in extremis ai candidati perché vengano messi di nuovo al centro «i veri problemi» dell’isola.<br />
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><i>da La Nuova Sardegna del 21 febbraio 2013</i></span><br />
<a name='more'></a><br />
Non c’è dubbio che la posta in gioco a livello generale e il peso dei big della politica italiana, da Bersani a Monti, da Berlusconi a Grillo e Ingroia, abbiano attirato l’attenzione maggiore anche nel dibattito sardo. Ma è anche vero che alcuni protagonisti nazionali si sono soffermati più di altri sui temi specifici della crisi isolana: è il caso, in particolare di Pierluigi Bersani, che si è anche impegnato a nominare un esponente sardo nel governo per gestire la Vertenza Sardegna (e il Pd ha subito accolto l’appello del sindacato), e di Mario Monti, che ha elaborato una specifica Agenda per l’isola.</div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Ieri in una conferenza stampa Enzo Costa (Cgil), Mario Medde (Cisl) e Francesca Ticca (Uil) hanno affermato che si parla troppo poco di Finanziaria e Bilancio 2013 (la giunta di Ugo Cappellacci ha rinviato tutto a dopo le elezioni),di riconoscimento dello status di insularità, di continuità territoriale, di disoccupazione giovanile che qui supera il 40 per cento. I tre leader sindacali hanno detto che «sin dalla settimana successiva alle elezioni siamo pronti a presentare al nuovo governo, ma anche alla Regione, la piattaforma delle rivendicazioni necessarie per il rilancio di economia, occupazione e sviluppo, ma anche a programmare le necessarie iniziative di mobilitazione».</span></div>
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<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">La preoccupazione del sindacato sardo è che gli adempimenti istituzionali post elettorali nazionali e il successivo rinnovo del Consiglio regionale (l’appuntamento è per il febbraio 2014 ma le elezioni potrebbero essere anticipate) «aprano una nuova e interminabile stagione di campagna elettorale che potrebbe relegare in secondo piano i problemi del lavoro, delle crisi produttive di settore, della povertà, del patto di stabilità, della riscrittura dello statuto». Da qui la richiesta ai partiti di impegnarsi «per rimettere al centro dell’attenzione politica le emergenze della Sardegna», così come chiesto dall’ultima manifestazione popolare del 24 novembre 2012.</span></div>
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<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">All’appello del sindacato ha subito risposto il Pd propone «anche in Sardegna una fase di ricostruzione del Paese che parte dal lavoro, basata su proposte concrete e credibili». Lo ha detto il segretario Silvio Lai, capolista al Senato. «A differenza di chi anche nell’isola fa promesse miracolistiche sapendo di non poterle mantenere, noi – ha aggiunto Lai – puntiamo ad un patto fra lavoro, impresa e pubblica amministrazione, perché le forzature ideologiche o settoriali non servono e perché la società sarda è un organismo composito che deve essere armonizzato ed equilibrato per ritrovare la via dello sviluppo». Proprio ieri, ha detto Lai, il Pd ha concluso il ciclo di incontri con il mondo produttivo e del lavoro sui temi specifici della crisi economica e occupazionale isolana.</span></div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-21177251854728301642013-02-19T08:28:00.000-08:002013-02-19T08:37:17.664-08:00Bagno di folla per Monti: "Vorrei essere sardo"<i style="background-color: white; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px;">da La Nuova Sardegna del 19 febbraio 2013</i><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
CAGLIARI. Mario Sechi recita una sorta di elogio della sardità e Mario Monti raccoglie l’assist per rompere il ghiaccio e conquistare il primo di una serie interminabile di applausi: «Non sono sardo e mi dispiace».</div>
<a name='more'></a>Poi il premier cita Salvatore Cambosu ed Emilio Lussu, saluta e ringrazia Beppe Pisanu e infine chiude con un «Forza Paris». Il bagno di folla al Palazzo dei Congressi della fiera (più di duemila persone) è piaciuto al leader di Scelta Civica, nonostante una contestazione degli anti-Equitalia all’esterno e della rumorosa irruzione nella sala di un gruppo di studenti universitari con uno striscione a sostegno del diritto allo studio. Con i consueti modi pacati e professorali e senza mai salire di tono, Monti è apparso a proprio agio anche di fronte ai contestatori, che ha persino ringraziato per avergli consentito di porre l’accento sui problemi della scuola e dell’università: «Per decenni la politica ha proclamato diritti rimasti sulla carta, noi vogliamo che i diritti siano praticati».<br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Monti il sardo antileghista a un certo punto ha detto: «Sto a Milano da una vita ma non ho mai capito che cosa sia la Padania. Oggi ho invece capito che cosa è la Sardegna». Andando via ha confidato ai suoi collaboratori: «Il clima è molto positivo, qui ci sono le condizioni per costruire qualcosa di importante». C’è chi ha pensato che il riferimento non fosse limitato alle elezioni politiche di domenica e lunedì ma che fosse proiettato già alle elezioni regionali (forse anticipate).</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
In prima fila c’erano la moglie del premier, il senatore Pisanu, i leader dell’Udc, dei Riformatori e di Fli, sul palco tutti i candidati sardi, assieme a una folta rappresentanza giovanile a fare da cornice al primo intervento politico di Monti nell’isola. Che Monti ha dedicato quasi esclusivamente all’Agenda Sardegna.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Non sono però mancati i contenuti nazionali. A farne sintesi è stato lo stesso premier: «Le coalizioni di centrodestra e di centrosinistra si sono ricreate nel modo classico, servono per vincere ma non per governare». E poi una battuta per cercare di strappare voti al Movimento 5 Stelle: «Siamo scontenti come quelli di Grillo, solo che loro si fermano alla protesta, noi facciamo seguire la proposta, per non tornare indietro».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Sui temi sardi, già illustrati nell’intervista sulla <i style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Nuova</i> di ieri come quelli di Porto Torres e del Sulcis, Monti ha introdotto una novità: il caso Costa Smeralda. Quando il presidente della Regione Ugo Cappellacci si è incontrato con il nuovo proprietario, l’emiro del Qatar, in missione in quel Paese c’era anche il premier. Il quale ieri ha preso posizione, parlandone a proposito della necessitè di attirare investimenti stranieri «ora che l’Italia ha riconquistato credibilità internazionale e fiducia dei mercati». Ha detto: «Nei Paesi arabi c’è voglia di fare investimenti, la Sardegna è un esempio concreto nel campo del turismo con la Costa Smeralda. E’ previsto un miliardo di investimenti per destagionalizzare il settore, cosa fondamentale, è un’occasione da non perdere, bisogna uscire dalla cultura del no». Siccome sono sorte contestazioni ad Arzachena, Monti è stato cauto nel sostegno al progetto: «Le regole vanno rispettate da tutti, ma chiedo alle autorità sarde di dare risposte celeri».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Per quanto riguarda la vertenza entrate finanziarie della Regione, il premier ha aggiunto un dettaglio di non poco conto: «Noi abbiamo riconosciuto il diritto dei sardi di avere quei fondi negati da altri, ora si potrà anche decidere di adeguare il patto di stabilità alle nuove entrate in modo da renderle utilizzabili».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
C’è stato anche un importante passaggio sull’Autonomia sarda: «E’ stata realizzata? Cosa direbbe Emilio Lussu? Lui che era cosmopolita risponderebbe con le stesse nostre parole: bisogna voltare pagina con il cuore e con la mente». E ha parlato di zona franca («sono d’accordo, ma attenti agli illusionisti, serve credibilità») e alle prospettive che l’Europa offre alla Sardegna. «Si decide sempre di più a Bruxelles – ha affermato – e lì noi di Scelta Civica siamo ascoltati, come dimostrano i fondi aggiuntivi ottenuti nell’ultimo vertice».</div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-55208680248780157642013-02-15T03:26:00.000-08:002013-02-15T05:36:53.494-08:00Bersani: "La Sardegna sarà nel governo"CAGLIARI. «Chiudo dicendo una cosa che non ho detto da altri parti: se vinciamo, dentro il governo ci sarà una funzione che si dedicherà al Tavolo Sardegna per affrontare, uno a uno, i problemi dell’isola». Pierluigi Bersani ha voluto usare parole chiarissime per il più importante degli impegni politici assunti con il Pd regionale.<br />
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<a name='more'></a>La presenza di un sardo a Palazzo Chigi (così come la riforma della legge elettorale per garantire seggi sicuri alla Sardegna nel parlamento europeo) era stata annunciata dal leader del centrosinistra dopo le tensioni provocate dalle primarie. Un impegno confermato anche nell’intervista alla “Nuova” e è stato ufficializzare davanti a una platea entusiasta: più di tremila persone (di più non ce ne stanno nella sala del Palazzo dei Congressi) per il comizio sicuramente più riuscito di Bersani a Cagliari.<br />
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Bersani non si è dilungato sulla crisi sarda. Ha elencato per titoli i grandi temi della Vertenza Sardegna e le proposte del partito per l’industria (il futuro è di quella ecocompatibile), il lavoro, l’agricoltura, le bonifiche delle zone industriuali e militari, i trasporti e la continuità territoriale («è scandaloso come l’hanno ridotta»). E ha spiegato: «E’ inutile che io entri nel dettaglio, voi conoscete la situazione meglio di me. Ma io posso prendere un impegno e lo rispetterò». L’impegno, appunto, di avere nel governo una funzione dedicata alla gestione della Vertenza Sardegna. Bersani non ne ha parlato esplicitamente ma ha dato ai sardi un altro appuntamento. «Ci occuperemo della Sardegna – ha detto : ma è chiaro che ci vorrebbe una Regione in grado di dare una mano. Quando ho fatto il ministro parlavo con una Regione che sapeva come stavano le cose». Insomma, dopo le politiche, soprattutto in caso di vittoria, si pensarà subito anche a quelle regionali: il calendario le prevede nel febbraio 2014, ma c’è anche l’ipotesi che si voti in anticipo.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Ieri nel primo pomeriggio,Bersani ha incontrato i sindaci nella sede del Pd. «Con noi – ha detto Cristiano Erriu, presidente dell’Anci – si è impegnato con forza sul patto di stabilità». Il leader nazionale del Pd ne ha parlato anche nel comizio: «La vertenza entrate dovrà essere attuata e il patto di stabilità andrà rivisto perché altrimenti le nuove entrate sarebbero una presa in giro».</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Davanti all’entusiasmo dei militanti e degli elettori, Bersani è stato particolarmente brillante. Sia nel contestare i suoi competitori: «Il primato di chi la spara più grossa è sempre di Berlusconi, seguito da Maroni e da Ingroia. Ma anche Monti è messo bene». E ha aggiunto con un po’ di amarezza: «Non perde occasione per mettere in evidenza i difetti del Pd, mi sarebbe piaciuto, almeno ogni tanto, riconoscere la lealtà del Pd che gli ha consentito di governare».</span></div>
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<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Bersani ha quindi illustrato il programma di Italia Giusta: moralità e lavoro, sobrietà nei comportamenti politici («non c’è ragione perché un parlamentare debba guadagnare più di un sindaco»), legalità e lotta alla corruzione, diritti (compresi quelli per le coppie di fatto), scuola e sanità pubbliche e efficienti.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">E si è soffermato sulla «svolta» che il Paese deve avere «dopo ventanni di berlusconismo e di leghismo» che sono stati «molto contagiosi» se è vero che «tranne il nostro tutti gli altri partiti hanno un cognome».</span></div>
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<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">E ha concluso con la parte più applaudita, quella che ha suscitato il maggiore entusiasmo, quella sul ruolo dei partiti in un paese democratico. «Noi abbiamo fatto le primarie per il premier e per i candidati, milioni di elettori-notai hanno deciso. E gli altri? Si sono messi direttamente il nome nel simbolo». E ha chiesto: «Chi ci sarà dopo Berlusconi? Boh... E dopo Casini? Boh... E dopo Monti? Boh... Noi sappiamo che dopo Bersani ci sarà il Pd». E ha aggiunto: «La democrazia è la strada maestra, perché è l’unica che consente di correggere gli errori». Ha così proposta una legge sui partiti, perché tutti seguano regole certe per il loro funzionamento.</span></div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-15019261046274146042013-02-12T06:59:00.000-08:002013-02-12T06:59:21.844-08:00Le due "svolte" della visita sarda di Papa Ratzinger<br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<i>da La Nuova Sardegna del 12 febbraio 2013</i></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Il 7 settembre 2008 l’allora ottantunenne Papa Ratzinger era ancora agile e rapido nei movimenti, ma non infaticabile. Apposta gli era stato riservato un piccolo appartamento al seminario: si sapeva che il Pontefice avrebbe avuto bisogno di un’ora di riposo dopo il bagno di folla della mattina e prima degli altri appuntamenti nel caldo pomeriggio cagliaritano. Ma certo Benedetto XVI non aveva ancora ragione di pensare alle dimissioni quando, davanti alla basilica di Bonaria, annunciò ai 150mila fedeli le due “svolte” per le quali la sua visita viene spesso ricordata, non solo in Sardegna.</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
La prima “svolta” è rimasta inattuata ma il suo annuncio è custodito nel cuore dei fedeli sardi: rivolgendosi alla Madonna di Bonaria, il Pontefice la chiamò «mama, fiza e isposa de su Segnore». La citazione della famosa preghiera tradizionale era stata subito interpretata come un incoraggiamento a percorrere la strada indicata dal Concilio sardo a proposito della messa in “limba”. Solo che l’indicazione del Concilio sardo, presieduto da Ottorino Alberti, non è mai stata presa in considerazione dal suo successore alla presidenza della Conferenza episcopale sarda, Giuseppe Mani. Il tema suscita sempre accese discussioni e l’attesa di una decisione è grande. Ora da qualche mese la “patata bollente” è passata ad Arrigo Miglio. Il quale, però, è probabilmente in maggiore sintonia con la seconda “svolta” annunciata dal Papa ormai quattro anni e mezzo fa.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
È la “svolta” del nuovo impegno dei cristiani nella vita pubblica. Quel 7 settembre 2008 Papa Ratzinger sorprese tutti. Durante le invocazioni alla Madonna, pregò perché «vi renda capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell'economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Dalla fine della Democrazia cristiana, i cattolici non hanno più avuto in Italia, e in Sardegna, un punto di riferimento politico. Il dibattito sul “partito unico” dei credenti è ripreso più volte, ma non è mai giunto a una conclusione. Anzi, in epoca di bipolarismo frontale è risultata prevalente l’idea di non schierare la Chiesa né da una parte né dall’altra ma di cercare il dialogo solo sui “valori cristiani” con interlocutori presenti in entrambi gli schieramenti. Con quella frase pronunciata a Cagliari, Ratzinger sembrò schierarsi contro l’idea del partito cattolico, ritenendo che fosse giusto formare una nuova classe dirigente di «laici cristiani impegnati» per «evangelizzare» quindi l’intero panorama della vita politica ed economica.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Dopo una non breve fase di riflessione, quel «discorso di Cagliari», che evidentemente aveva preso in contropiede anche la Curia, ha iniziato a essere citato sempre più spesso in Italia e nel mondo e sicuramente ha favorito la ripresa del dibattito. Negli ultimi due anni i convegni sull’impegno pubblico dei cattolici sono stati numerosi. E hanno avuto influenza nel confronto politico nel Paese. Anche in questi mesi. Ad esempio sull’allentamento del bipolarismo quando si tratta di votare su questione etiche. O sul superamento del “berlusconismo”: sia come mito del successo sia come presa di distanze da atteggiamenti che hanno destato scandalo. Sono numerosi, infatti, i cattolici che hanno preferito riposizionarsi politicamente.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Non erano ancora i tempi delle notti di Arcore e del caso Ruby, ma destò sorpresa il fatto che il Papa avesse pronunciò quella frase sapendo che ad ascoltarlo c’era il premier Silvio Berlusconi, che ha sempre cercato di rappresentare i cattolici per ottenere i voti che una volta andavano alla Dc. Anche se il Papa arrivò nell’isola accompagnato dal suo amico Gianni Letta, sottosegretario di Berlusconi, le sue parole non sembrarono certo salutare con favore il ritorno del Cavaliere a Palazzo Chigi.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Per qualche tempo il vertice della Chiesa sarda fece come se il “discorso di Cagliari” non ci fosse stato: appena quattro mesi dopo con Mani e altri vescovi si mostrò sorridente con Berlusconi e il suo pupillo Ugo Cappellacci durante la campagna elettorale.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Le parole del Papa non sono state però dimenticate. Anzi, il nuovo arcivescovo Miglio ha rilanciato i temi dell’impegno pubblico e sta gettando le basi per attirare una nuova generazione di laici impegnati. Si vocifera che stia per riaprire una scuola di formazione politica, forse come quella inaugurata da Vasco Paradisi sotto Alberti e poi chiusa da Mani.</div>
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<br />fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-76708262590525917832012-10-23T06:59:00.004-07:002012-10-26T15:17:30.276-07:00Psd'Az, Maninchedda resta fuori, rivince Sanna<br />
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">CAGLIARI. Il Psd’Az non finisce di stupire. In meno di ventiquattr’ore è riuscito a passare dalla scissione all’unanimità. E così il congresso ha rieletto ieri sera per acclamazione Giacomo Sanna alla presidenza del partito.</span><br />
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"></span><br />
<a name='more'></a><span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"> Vice presidente è Andrea Cocco, dirigente del Medio Campidano. Lista unitaria e consenso unanime anche per il consiglio nazionale, che a novembre eleggerà il nuovo segretario: sembra difficile la conferma di Giovanni Colli, che si era presentato nella mozione (che si è del tutto volatilizzata) di Paolo Maninchedda, il dissidente che sabato aveva deciso di non presentarsi ai lavori e che ieri è stato abbandonato da quasi tutti i suoi delegati, per la maggior parte nuoresi.</span></div>
<br />
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Il caso Maninchedda ha caratterizzato il trentaduesimo congresso. Il consigliere regionale di Macomer non è nuovo a strappi in un partito: negli ambienti politici tutti ricordano le sue esperienze traumatiche nel Ppi e in Progetto Sardegna. Cosa ha fatto esplodere il dissenso? Innanzitutto la linea politica: mentre Sanna ha ribadito anche ieri che in questa fase non è possibile fare scelte di campo per le incertezze di linea sia nel centrodestra sia nel centrosinistra, Maninchedda avrebbe voluto chiudere ora l’esperienza con la giunta Cappellacci (il governatore ha avuto invece un’accoglienza calorosa da parte dei delegati) per rafforzare il dialogo con il centrosinistra. L’idea di Maninchedda era che il congresso indicasse subito la candidatura di un sardista (il suo nome circolava con insistenza) alla presidenza della Regione. Sanna si è opposto: non è una decisione del congresso ma del consiglio nazionale. Per dimostrare che non vi era una preclusione di carattere personale, Sanna sabato ha dichiarato che a suo parere in caso di primarie il candidato del Psd’Az «dovrebbe essere Maninchedda». E lo ha confermato anche ieri al congresso, quando ormai il “rivale” era già fuori dal congresso, lasciato quasi solo da quasi tutti i delegati, rientrati in massa in sala. Nello scontro c’era forse anche dell’altro. Si vocifera di un tentativo dei sostenitori di Maninchedda di rovesciare Sanna, tentativo sfumato con la netta sconfitta nella federazione di Cagliari. A quel punto Maninchedda poteva contare su 65 delegati su 240 e non deve essersela sentita di andare avanti.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Ieri mattina, nel parcheggio a fianco della sala congressuale, ha riunito i suoi, che non capendo la sua decisione di disertare, gli hanno chiesto di rientrare anche se ormai non era più delegato. Maninchedda ha replicato dicendo di non voler spaccare il partito con un ennesimo scontro e ha dovuto prendere atto che quasi tutti i suoi stavano rientrando. Lo ha spiegato bene il sassarese Efisio Planetta parlando dalla tribuna: «Non esiste un dio in terra». Planetta ha spiegato i motivi del dissenso con Sanna: «Ma si discute nel partito».</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">A fine serata, parlando con un amico, Maninchedda ha detto che l’unanimità è stata possibile grazie alla sua decisione di non belligerenza.Con le truppe di Maninchedda che chiedevano di rientrare nei giochi, Giacomo Sanna nel suo intervento nella tarda mattinata di ieri ha avuto buon gioco a dirsi a favore della «linea unitaria» e a mettere persino a disposizione la presidenza. Per farsi ricandidare anche dagli ex dissidenti. E per chiudere con Maninchedda ha detto: «Nessuno si era mai sognato di non venire al congresso». Sanna ha detto di essere «di sinistra» e ha ricordato, citando Michele Columbu, che la scelta dell’alleanza col centrodestra era «vitale» dopo i ripetuti «no» del centrosinistra. Ea sua volta ha confermato il «no» dei sardisti a un eventuale ritorno di Renato Soru.</span></div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-52365243306609202392012-10-23T06:56:00.004-07:002012-10-23T06:56:42.316-07:00Congresso Psd'Az disertato dai partiti alleati<br />
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">CAGLIARI. Nella prima fila degli ospiti qualche assenza è sempre da mettere in conto, ma di certo non si era mai visto che un congresso di un partito di giunta venisse disertato in massa dai partner. L’assenza di Pdl, Udc e Riformatori (l’Uds ha mandato un messaggio di saluto e di augurio con il segretario e assessore Mario Floris) è stata la rappresentazione dello sfascio generale del centrodestra. Ugo Cappellacci, interessato a coprire quel vuoto per lui molto pericoloso dato che alle elezioni regionali mancano ancora sedici mesi, è rimasto seduto per l’intera mattinata. E pensare che appena un mese fa il Psd’Az si dichiarava più fuori che dentro l’esecutivo sardo.</span></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Le assenze dei moderati trovano spiegazione nelle tensioni consiliari. I rapporti tra Giacomo Sanna e Giorgio Oppi, leader dell’Udc, sono peggiorati sino ad arrivare ormai vicino all’incompatibilità. I Riformatori non hanno dato altra giustificazione se non la contemporanea celebrazione di un appuntamento politico a Oristano. Il Pdl, almeno come partito, è ormai fuori gioco in attesa che Berlusconi decida cosa farne.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Uniche eccezioni sono state quelle dell’Uds, con il messaggio di grande rispetto inviato da Floris, e con l’Mpa , che fa parte della maggioranza ma non della giunta: il saluto al congresso è stato portato da Giorgia Corona.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">C’era invece (tranne l’Idv, il centrosinistra, che però non ha avuto la stessa accoglienza riservata a Cappellacci. Il segretario Silvio Lai, che forse si era preparato un intervento di apertura al dialogo, ha scelto a caldo di ripiegare su una sorta di ultimatum: bisogna assumersi le responsabilità non solo politiche ma anche morali e bisogna scegliere, se si sta con l’attuale presidente poi non ci sarà possibilità di incontro con il centrosinistra. Ha preferito non rompere i rapporti e ha dato un appuntamento-verifica per le imminenti elezioni politiche.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Per Sel ha parlato Luciano Uras, il quale non ha nascosto di essere in minoranza nel suo partito sui temi della sovranità. E si è guadagnato qualche applauso in più con la dura polemica nei confronti del governo Monti. Roberto Capelli (Api) si è schierato nella battaglia contro lo Stato.</span></div>
<div style="border: 0px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);">Molto più caldi del solito i rapporti con Sardigna Natzione (Bustianu Cumpostu) e Irs (Gavino Sale), secondo i quali è il momentoi ideale per spingere verso l’indipendenza (Cumpostu) o la sovranità (Sale). Il rappresentante di Progres (Cireddu) ha confermato l’idea che «con i partiti italiani non si governa). Infine il segretario della Css, Giacomo Meloni che ha parlato contro il salvataggio della vecchia industria e delle miniere e contro i sindacati confederali: «La ribellione è vicina, il Psd’Az entri nella Consulta dei movimenti».</span></div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-16216091490407618512012-10-16T06:02:00.001-07:002012-10-16T06:02:07.139-07:00Il caos delle alleanze al congresso del Psd'Az<br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<i>da La Nuova Sardegna 13 ottobre 2012</i></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
I congressi del Psd’Az sono sempre stati anticonformisti, persino eccentrici e bizzarri, del tutto imprevedibili. Quello che si è aperto ieri – il trentaduesimo in 91 anni, numeri che fanno impressione in una fase politica dominata da sigle che cambiano di continuo – non ha voluto fare eccezione. Ha riservato sorprese sin dalle prime battute.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
</div>
<a name='more'></a> Andiamo con ordine. Uno: perché non ci fossero dubbi sulla linea delle «mani libere» nel rapporto con la destra e con la sinistra, a svolgere la relazione politica vera e propria non è stato il segretario uscente Giovanni Colli (che avrebbe preferito la sinistra) ma il presidente e leader Giacomo Sanna (che ha confermato, per ora, la maggioranza di centrodestra).<br />
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Due: tutti i segretari e i capigruppo degli altri partiti della giunta di centrodestra, regolarmente invitati, hanno disertato.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Tre: Ugo Cappellacci è intervenuto per dichiarare «guerra» allo Stato centrale e fare un inno alla «non dipendenza come passo verso l’indipendenza»; la platea indipendentista, che secondo alcuni avrebbe dovuto aprire la crisi alla Regione, lo ha applaudito a lungo.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Quattro: Paolo Maninchedda, uno dei big del partito, non si è presentato al congresso per dissensi sulle alleanze e sulla leaderhip di giunta e, come delegato, è stato dichiarato decaduto assieme a una dozzina di suoi amici della federazione di Nuoro.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Cinque: lo stesso Maninchedda, già decaduto, è stato provocatoriamente candidato via tv da Giacomo Sanna («nell’ipotesi di primarie») per la presidenza della Regione.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Sei: il centrosinistra si è presentato quasi al completo (mancava l’Idv) perché sperava in un’apertura in vista soprattutto delle elezioni regionali, ma è rimasto spiazzato dalla conferma dell’alleanza e dall’ovazione per Cappellacci.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Fin qui le sorprese, e oggi si continua con l’elezione del presidente (dovrebbe essere ancora Giacomo Sanna) e del consiglio nazionale, che dopo qualche settimana eleggerà il segretario. Erano molti anni che il congresso nazionale sardista non si teneva a Cagliari (il giovane sindaco Massimo Zedda ha espresso soddisfazione rivolgendo un saluto) e forse per questo la federazione di Cagliari non è mai stata così compatta.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Lo scontro duro è invece tra Sanna e Maninchedda sull’alleanza per il futuro (Sanna dice di non voler lasciare il centrodestra non fidandosi delle aperture del centrosinistra) e sulla candidatura alla presidenza della Regione: i sostenitori di Maninchedda avrebbero voluto un’investitura dal congresso, Sanna – per non farsi accusare della rottura – ne ha parlato come «ipotesi» in tv e non nella relazione. Maninchedda non ha voluto spiegare le ragioni della sua assenza. Una ventina dei suoi delegati nuoresi si sono presentati comunque. Sanna, che punta a controllare il partito avendo i quattro quinti dei delegati, ha annunciato che non si ripresenterà alle elezioni regionali: «Dopo tre legislature bisogna lasciare ai giovani».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Per la permanenza nel centrodestra sino a fine legislatura si è detto pure Colli (che pure è sulle posizioni di Maninchedda) secondo il quale, però, sono più gli aspetti negativi che i dati positivi (come la flotta sarda) nell’azione della giunta.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
La prima giornata è stata caratterizzata, oltre che dalla stasi sulle scelte per le allenze, dallo scontro con lo Stato su crisi e vertenza entrate. Sanna è stato esplicito: «Indipendenza da uno Stato tiranno, canaglia, aguzzino, ladro, strozzino». Con altri termini sono stati durissimi anche Colli e persino Cappellacci, il quale ha però assicurato di essere stato sincero e di aver scelto questa linea non per riconquistare il consenso dei sardisti.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; outline: 0px; padding: 5px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<b>Filippo Peretti</b></div>
fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-59533428224575978742012-06-12T16:10:00.001-07:002012-06-12T16:10:06.225-07:00Elezioni comunali, il centrodestra riprende a vinceredi Filippo Peretti<br />
<br />
CAGLIARI. Il centrodestra torna a vincere dopo tre anni nonostante la crisi del Pdl e con l’exploit di Selargius consolida il ruolo strategico dell’Udc, il centrosinistra resta più basso del previsto e ora punto tutto sui ballottaggi di Alghero e Oristano, il Movimento 5 Stelle non sfonda ma elegge ad Alghero (quasi 10%) e Quartucciu (14%) i suoi primi consiglieri comunali in Sardegna.<br />
È questo, in estrema sintesi, il responso politico delle elezioni amministrative nell’isola. La vittoria finale sarà attribuita tra quindici giorni, ma già ieri il voto ha dato indicazioni precise.<br />
Rispetto al flop nazionale del 6 maggio, nell’isola i partiti hanno sostanzialmente retto, soprattutto quelli moderati. Il 6 maggio nell’isola si era votato solo per i referendum e il successo dei quesiti anticasta aveva fatto pensare che alle elezioni amministrative del 10 e 11 giugno i sardi si sarebbero scagliati direttamente contro le forse politiche. Così non è stato. Per fare un esempio, è evidente anche nell’isola la crisi del Pdl, ma non nelle dimensioni di quella registrata nei Comuni della penisola.<br />
Si era detto che questo voto sarebbe stato un test decisivo per Ugo Cappellacci. E così è stato. Il buon risultato del centrodestra al primo turno ha consentito ieri sera al presidente della giunta regionale di chiudere in maniera positiva, con la conferma della fiducia, il vertice con i partiti alleati (assente il Psd’Az, ormai più fuori che dentro). Più che cantare vittoria (ci sono da giocare ancora le partite di Alghero e Oristano), Cappellacci può parlare di scampato pericolo. Pochi giorni fa erano in molti a darlo per spacciato, ora – con una maggioranza più ristretta – può guardare avanti con un minimo di ottimismo.<br />
Chi può cantare vittoria è soprattutto l’Udc di Giorgio Oppi, che ha riconquistato Selargius con il suo sindaco uscente e che ha vinto in numerosi Comuni per lui fondamentali: da Sant’Antioco (dov’era alleato con la rivale numero uno di Cappellacci, la presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo), a Portoscuso, da Siliqua a Calangianus. Ora Oppi punta soprattutto su Oristano: il candidato sindaco è il suo amico Giuliano Uras, ex assessore regionale. Se dovesse vincere, il rapporto dell’Udc con gli altri partiti del centrodestra si consoliderebbe in via definitiva. Non sembri paradossale, ma il Pdl ha motivi per essere soddisfatto della vittoria di Oppi che del proprio risultato: perché è solo l’alleato centrista che gli potrà garantire vittorie in futuro.<br />
Negli ultimi tempi l’Udc ha pensato più volte di prendere le distanze da Cappellacci e dal Pdl, sia per la non brillante esperienza della giunta regionale sia per le sconfitte alle Provinciali 2010 e alle Comunali 2011. Oppi ha cercato sponde nel centrosinistra (in particolare col Pd) ma non avendone trovato è rimasto o nel centrodestra (Alghero e Selargius) o da solo con altri moderati (Oristano). Se riusciranno a vincere nel turno di ballottaggio, Udc e centrodestra arriveranno probabilmente insieme alle elezioni regionali del febbraio 2014.<br />
Su alcuni punti il centrosinistra dovrà aprire una riflessione. La prima è sul deficit di proposta. La seconda è sulle alleanze. L’opposizione regionale ha affrontato queste elezioni con ottimismo perché, dopo i successi degli ultimi due anni, era riuscito a consolidare l’alleanza e nelle città si era presentato unito partendo dalla cosiddetta “foto di Vasto” (Pd, Sel, Idv). Il primo turno è stato negativo a Selargius e non positivo ad Alghero e Oristano. È vero, come ha fatto notare il Pd, che il centrosinistra in questi tre Comuni aveva perso nelle precedenti elezioni, ma c’è da considerare che l’opposizione ad Alghero e Oristano non è riuscita a sfruttare il vantaggio rappresentato dalle crisi del centrodestra che avevano portato al commissariamento di quei Comuni.<br />
In questo senso, è stato forse un errore non aprire il centrosinistra alle forze moderate e centriste (Udc e Psd’Az innanzitutto) che avevano di fatto rotto i rapporti con il Pdl a Oristano e ad Alghero. Il centrosinistra, in particolare per le rigidità manifestate da Sel e Idv e per le divisioni nel Pd, pretendeva che gli attuali alleati di Cappellacci mettessero preventivamente in crisi la giunta regionale.<br />
Se il centrosinistra si fosse alleato comunque con Udc e Psd’Az avrebbe messo in discussione una coerente linea di principio, ma avrebbe vinto sia a Selargius, sia ad Alghero e Oristano. Ma forse oggi stesso si sarebbe verificato ciò che pretendeva direttamente da Udc e sardisti: la crisi alla Regione. Mentre oggi a festeggiare è Cappellacci.<br />
In sostanza, queste elezioni hanno ridato un grande ruolo strategico ai centristi. Alle prese con una difficile crisi economica, gli elettori sardi hanno puntato più sulla moderazione che sulla protesta.<br />
©RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
12 giugno 2012<br />
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CAGLIARI. Il “costo politico” della Regione è molto più alto di quello delle Province che, tra le istituzioni elettive, sono le meno care in assoluto. La guerra dei numeri è riesplosa nell’attesa che il tribunale di Cagliari si pronunci sul ricorso presentato dalle Province contro quattro dei dieci referenedum sardi del 6 maggio. La decisione dei giudici riguarda i quesiti che puntano ad abrogare i nuovi enti intermedi di Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias. Dopo che il Tar ha dichiarato la propria incompetenza giurisdizionale, l’Ups si è rivolta alla magistratura ordinaria presentando anche una richiesta di sospensiva. L’incertezza ora è su questo punto: tra dieci giorni si voterà per tutti i referendum o per sei? I quattro in bilico sono quelli con maggiore significato politico se solo si pensa al grande clamore suscitato pochi anni fa dall’istituzione delle nuove Province.<br />
Contro i nuovi e i vecchi enti intermedi si è scatenata un’offensiva generale tanto che le Province sono diventate l’emblema dello spreco delle risorse destinate ai costi della politica. Ragionando sui dati, però, si vede che la situazione è molto più complessa.<br />
Per questa campagna referendaria l’Unione Province sarde ha preparato un dossier. Il primo dato è quello che punta a smentire l’inutilità di questa istituzione. L’Ups ricorda che in Europa tutti i 25 Paesi hanno i Comuni e che 23 hanno le Province, mentre solo 17 hanno le Regioni. E in ogni caso, tutti gli Stati che hanno le Regioni hanno le Province.<br />
Vediamo il costo generale in Italia per quanto riguarda la spesa pubblica. Le Regioni hanno un bilancio complessivo di 168 miliardi (8 quella sarda), di cui 116 per la Sanità, mentre i Comuni costano 72 miliardi e le Province 11, vale a dire l’1,35 per cento del totale.<br />
Per quanto riguarda il costo degli eletti sono le Regioni a pesare di più: sempre nel complessivo italiano “valgono” 844 milioni (42,1%), contro i 591 dei Comuni (29,5%), i 459 del Parlamento nazionale (22,9%) e i 111 milioni delle Province (5,5%).<br />
Ed eccoci al dato complessivo della Sardegna. Partiamo dai costi degli organismi istituzionali. La Regione, comprendendo il bilancio del Consiglio e le spese politiche della presidenza della giunta e degli assessorati (esclusi cioé tutti i servizi amministrativi per l’esterno) ha secondo i calcoli dell’Ups una spesa complessiva di 104 milioni (71 solo il Consiglio), che valgono qualcosa come 62,3 euro pro capite per i sardi. Gli organismi delle Province, secondo l’Ups, sono invece più leggeri e arrivano a 6,5 milioni, pari a 3,89 euro per ciascun sardo.<br />
All’interno della spesa degli organismo c’è la parte che riguarda i compensi riservati agli eletti. E anche in questo caso la spesa è molto più alta per la Regione: il totale (indennità per i singoli consiglieri più assegnazioni aggiuntive e spese dei gruppi politici) si arriva a 23,8 milioni, pari a 14,87 euro per ogni sardo. Il costo degli eletti alla Provincia è invece di 4,2 milioni, pari a 2,62 euro pro capite per i sardi.<br />
I numeri non si fermano qui. Secondo l’Ups il trasferimento delle funzioni dallo Stato e dalla Regione alle Province sarde ha fruttato un risparmio 80 milioni di euro, E inoltre mentre la Regione ha un debito di 2 miliardi e 152 milioni, mentre quello delle otto Province isolane è fi 212 milioni. Grande differenza anche per i residui passivi: 5 miliardi e 120 milioni quelli della Regione, 841 milioni quelli delle Province.<br />
La battaglia delle Province è comunque spacciata. Perché, dopo il decreto Monti, gli enti intermedi saranno eletti direttamente dai consigli comunali del territorio tra i loro membri, avranno al massimo dieci consiglieri e neanche un assessore. Molti pensano che debbano essere abolite del tutto. Altri dicono di no, perché l’attribuzione dei compiti a Regioni e Province potrebbe essere più costoso. Il ragionamenti, visti i tempi, dovrà essere sui numeri e non ideologico. Anche se sul piatto della bilancia si potrebbero mettere – almeno si spera – i vantaggi che la politica diffusa può garantire, se davvero funziona, per i territori più emarginati.fmphttp://www.blogger.com/profile/03385682511630897999noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1240035262016583915.post-55166280865238185392012-04-14T03:46:00.002-07:002012-04-14T03:46:29.071-07:00Pd, dopo lo scontro Lai-Sanna tentativi per una tregua<b>14 APRILE 2012</b><br />
Uno scontro nel partito alla vigilia delle elezioni non è esattamente quello che
ci vuole e persino il litigiosissimo Pd ha capito che forse è meglio una tregua.
La polemica frontale tra il segretario Silvio Lai e la presidente Valentina
Sanna ha riacceso gli animi ma ora il tentativo da parte di tutti è quelli di
rinviare il chiarimento a dopo il voto comunale. <i>(da La Nuova Sardegna)</i><br />
<a name='more'></a><br />
<br />
La commissione di garanzia,
invitata da Lai a pronunciarsi dopo la mancata convocazione dell’assemblea da
parte di Sanna, ha stabilito che lo statuto è in vigore e pertanto l’assemblea
deve essere convocata. La presidente, che aveva scritto a Bersani, non si è
presentata ma aveva già chiarito che il «no» non era legato alla potestà del
segretario quanto al rischio che un ordine del giorno non chiaro (a lei mai
pervenuto, così ha detto) potesse provocare l’approvazione di atti illegittimi.
Silvio Lai, pur criticando Valentina Sanna («non può non sapere che lo statuto è
in vigore») ha comunque rivolto un appello al senso di responsabilità.<br />
<br />
L’assemblea dovrebbe discutere delle nuove regole sulle candidature (Lai e i
suoi sospettano che la presidente voglia proteggere l’”anziano” Paolo Fadda, ora
leader della minoranza dopo il ribaltone del segretario con l’ingresso della
corrente di Renato Soru in maggioranza). Ma contro Lai ieri si sono schierati
altri due consiglieri regionali non riconducibili all’area degli ex popolari,
Chicco Porcu e Luigi Lotto. Iquali hanno sostenuto la linea della necessità di
un «profondo chiarimento politico interno» da fare dopo le elezioni comunali.
Alle elezioni amministrative hanno pensato alcuni esponenti della maggioranza:
Mario Bruno, Marco Espa e Antonio Solinas (tutti impegnati a sostenere i
candidati sindaci) che hanno rivolto un appello all’unità «secondo le attese
degli elettori».<br />
<br />
<b><span style="font-size: large;">Idv, no ad alleanze con chi sta col Pdl</span></b><br />
<br />
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0">
<tbody>
<tr>
<td class="articolo">Nessun allargamento della coalizione di centrosinistra a partiti che sostengono
la giunta Cappellacci. Lo ha ribadito il coordinamento dell’Idv, riunitosi a
Nuoro. «Il governo di destra che governa la Regione – ha sostenuto il partito
guidato da Federico Palomba - non si è opposto agli innumerevoli scippi
perpetrati in danno della Sardegna». I dipietristi si presenteranno alle
elezioni comunali con proprie liste nelle città oltre i 15.000 abitanti «in un
quadro rigorosamente di centrosinistra, senza ampliamenti della coalizione a
partiti, simboli e poli che non ne facciano parte». In alcuni Comuni il partito
correrà anche con un proprio candidato sindaco. « In coerenza con le
determinazioni assunte dal tavolo di coalizione, l’Idv – è detto in una nota –
ritiene che le riforme non possano essere esclusiva del Consiglio regionale,
dovendo investire le forze politiche presenti nella società sarda. Per questo
ritiene che occorra convocare uno specifico incontro ed evitare decisioni con
partiti estranei al centrosinistra che possano prefigurare un allargamento della
stessa coalizione».<br /></td></tr>
</tbody></table>
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<script>
</script>
<script>
</script>
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<span style="font-size: large;"><b>Fli, l'operazione per "liste pulite"</b></span><br />
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<tbody>
<tr>
<td class="articolo">«Fuori i corrotti dalla politica». È il motto dell’iniziativa lanciata anche in
Sardegna da Futuro e libertà e presentata dal leader regionale Ignazio Artizzu,
affiancato dal deputato Fabio Granata e dalla dirigente del partito Maddalena
Calia. L’iniziativa si chiama «Liste pulite» ed è una sorta di codice etico: un
invito a tenere fuori dagli elenchi dei candidati alle elezioni, ma anche
dall’amministrazione, tutti i politici che siano stati condannati per reati come
concussione, corruzione, associazione mafiosa, truffa. «Insomma - ha spiegato
Artizzu - tutti coloro che sono stati condannati per reati “odiosi” contro la
pubblica amministrazione. Noi di Fli abbiamo un primato: quello di non avere
nemmeno un inquisito in Parlamento». Anche in Sardegna è partita la doppia
raccolta di firme. La prima perché venga inserita nel Codice penale la
obbligatorietà della interdizione dai pubblici uffici in caso di condanna per
reati associativi e contro la pubblica amministrazione. La seconda riguarda
l’invito ai leader dei partiti a non candidare chi sia stato condannato anche
con sentenza non definitiva per lo stesso genere di
reati.</td></tr>
</tbody></table>
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