VERSO LE ELEZIONI. Il caso Nuoro, tra crisi e spopolamento i partiti pensano al sorpasso

di Filippo Peretti

da La Nuova Sardegna del 16 gennaio 2010

NUORO. I big della politica sarda si sono improvvisamente ricordati che esiste anche Nuoro. Perché è qui che si combatterà la vera battaglia delle elezioni amministrative: ci sarà o no il fatidico sorpasso?, si chiedono le segreterie regionali. Il centrodestra pensa, o sogna, di espugnare la duplice fortezza rossa. Il centrosinistra teme, e rischia, di non riuscire a difendere né il Comune né la Provincia.

Ti immagini, quindi, due eserciti già con il coltello tra i denti, compatti, pronti a darsele di santa ragione, ed elettori che non vedono l’ora di impugnare matita e scheda nel seggio elettorale. Trovi, invece, partiti persino più divisi che altrove e cittadini ormai disincantati. E scopri che è una contraddizione solo apparente.

Alle prese con una crisi economica sempre più grave, la gente vuole risposte innanzitutto per garantirsi la sopravvivenza: a rischio ci sono persino diversi paesi. Questa è la provincia che ha perso più abitanti (tremila in sette anni) e che ha un unico comune, Orosei, guarda caso vicino al mare, con più under 14 che over 65. Seguito nella graduatoria da Galtellì, Siniscola, Dorgali e Posada, tutti con interessi sulla costa. Per il resto, un invecchiamento che fa rima con spopolamento.

Ha perso abitanti anche il capoluogo: chi vuole spostarsi, ma senza emigrare sulla penisola, preferisce Olbia o Cagliari. Perché Nuoro non attrae come una volta e come potrebbe: è una città che per qualità della vita e attività ricreative e formative ha indici sorprendenti, in linea con le medie del centro-nord italiano, ma sta perdendo proprio la grande sfida dell’innovazione e della cultura come fattori di sviluppo. Ha centri di eccellenza, dal Man all’Istituto etnografico, dalla Biblioteca Satta alle prime case editrici isolane (Illisso e Maestrale), ma l’università su cui aveva scommesso ora rischia, dopo aver ottenuto e perso cattedre di prestigio, di ridursi a corsi periferici di Cagliari e Sassari e ha un commissario liquidatore.

Ci sono grandi potenzialità anche se i numeri non inducono all’ottimismo. Su 161 mila abitanti in provincia, 60 mila sono pensionati e 20 mila cassintegrati o beneficiari di assegni di disoccupazione e di povertà. Mentre l’azienda più grande è la Asl, che è pure il maggiore centro di potere, la svolta economica può essere solo la ripresa delle produzioni: sulle grandi strutture industriali le intermittenti speranze sono stavolta affidate all’arrivo dei thailandesi per la Equipolymers e dei russi per la Legler.

Ma tutti sanno che un futuro più stabile può essere costruito sul «fai da te» e qui ci sono poche luci e molte ombre: i contratti d’area sono stati (nella migliore delle ipotesi) sprechi colossali di soldi e opportunità, nella meccanica e nell’agroalimentare ci sono imprese che funzionano ma che non fanno sistema. Altre, per fare alcuni esempi, importano latte ovino e caprino, prosciutti da stagionare e vino. E questo nella provincia che avrebbe dovuto far risalire la troppo bassa percentuale (ora attestata sui 20 punti) dei prodotti locali consumati nell’isola.

Per frenare lo spopolamento e restituire speranze ci vorrebbero idee nuove e molto coraggio. La politica ha grandi responsabilità. In passato Nuoro ha contato presidenti di Regione (stop da cinque lustri) e sempre almeno due assessori, tre eurodeputati, quattro-cinque parlamentari ad ogni elezione. Oggi è emarginata. Per la prima volta il centrosinistra non ha mandato nessuno a Roma (Antonello Soro era candidato sulla penisola), il centrodestra ha eletto alla Camera Bruno Murgia, ma nella giunta di Ugo Cappellacci c’è appena un assessore tecnico (sardista). E solo il Psd’Az ha un leader di partito.

Le divisioni sono più forti che altrove forse o perché il carattere porta i nuoresi a prendere molto sul serio la politica giocata più sui conflitti che sulle mediazioni. Ma non è certo solo questo.

Vediamo il Pd. Da altre parti sta superando le contrapposizioni, a Nuoro è ancora in guerra. Per diverse ragioni. La principale è che, oltre a Renato Soru e ad Antonello Cabras, i protagonisti degli scontri di questi anni sono nuoresi: Antonello Soro e Salvatore Ladu hanno prima realizzato il ribaltone da Cabras a Soru e poi si sono separati (Soro rimanendo con la soriana Francesca Barracciu, Ladu passando su Silvio Lai) provocando spostamenti a catena che hanno acuito le rivalità sul controllo del partito a ogni livello.

E, naturalmente, conta molto nel clima anche il fatto che questa sia la casa dell’ex segretaria Barracciu. I suoi sostenitori accusano l’altra parte del partito di voler eliminare una dirigente che alle elezioni regionali e a quelle europee ha nettamente battuto tutti ed è quindi molto insidiosa perché è il nome su cui punta sempre la componente dell’ex presidente della giunta. L’altra parte replica che sono i soriani, lei in testa, a voler far perdere il partito per dimostrare di essere indispensabili.

Lo scontro è soprattutto sul presidente uscente della Provincia, Roberto Deriu, che, da sostenitore della Barracciu, è passato con Ladu su Lai. L’ex segretaria gli vuole contrapporre l’ex sindaco di Ollollai, Efisio Arbau, ma Ladu di primarie non vuole neanche sentire parlare. Il muro contro muro si starebbe attenuando. Il voto di oggi, nel congresso provinciale, sarà decisivo sui futuri equilibri: i candidati Peppino Pirisi (Ladu-Deriu) e Francesco Meloni (Barracciu) hanno posizioni molto distanti. Ma entrambi sanno che senza una mediazione il rischio di sconfitta c’è.

Anche perché il centrosinistra viene da cinque anni di scontri anche tra le due figure istituzionali, entrambi del Pd: il sindaco Mario Zidda, al suo secondo mandato, e appunto Deriu. Cinque anni di trincee. Basti pensare che è al loro conflitto che viene attribuita la responsabilità del commissariamento del consorzio universitario e dei mancati lavori del Man per il nuovo ingresso da Piazza Satta: due paralisi che vengono lette anche come metafora del Pd.

Il candidato democratico sindaco non è ancora emerso. Il favorito, ma ancora coperto, sembra il capogruppo Sandro Bianchi. Ma il Pd di Ladu, per non aprire ai soriani, potrebbe offrirlo agli alleati per far tornare i conti a livello regionale. Su Nuoro come su Sassari, ma sempre per la Provincia, punta l’Idv, che ha buoni nomi da spendere tra i suoi amministratori, tra i quali spicca il sindaco di Gavoi, Salvatore Lai.

Se il centrosinistra e il Pd dovessero rimanere divisi, l’altro schieramento punterà decisamente al sorpasso. Intanto perché il centrodestra attribuisce le colpe di questa crisi economica e occupazionale alla lunga gestione del potere locale da parte del centrosinistra e vuole sfruttare a proprio vantaggio la carta del cambiamento. A partire dalla formula «post-ideologica» della coalizione (la formula filosardista che ha vinto a Macomer) su cui stanno lavorando in particolare il Psd’Az di Paolo Maninchedda e il deputato Bruno Murgia con proposte innovative sul piano economico e culturale.

Una formula che prevede aperture a settori del centrosinistra, tanto che il nome più gettonato per la candidatura a sindaco è infatti quello dell’avvocato Basilio Brodu, ex Pci e Pd, deluso dai vecchi amici anche se non proprio organico al Pdl. E per la Provincia c’è un discreto corteggiamento nei confronti del segretario della Cisl, Ignazio Ganga, al quale si è già rivolto, ma senza decidere, anche il centrosinistra per il Comune.

E il centrodestra punta alla vittoria perché alle elezioni regionali di undici mesi fa il sorpasso c’è già stato nel collegio provinciale, non in città: è vero che all’epoca la squadra berlusconiana era compatta e col vento in poppa mentre oggi è spaccata e in difficoltà sia Roma sia a Cagliari, e che sono alcuni nuoresi, come Silvestro Ladu (Pdl) e Roberto Capelli (Udc), a guidare la rivolta contro Cappellacci. Ci sono scontri furibondi anche nel centrodestra. Si dice che Silvestro Ladu, per citare un caso di questi giorni, sia in rotta con il vertice regionale per lo spazio che è stato affidato a Nuoro al Psd’Az di Maninchedda: dopo il fruttuoso assessorato ai Lavori pubblici, anche la nomina del commissario della potentissima Asl.

Per cercare di vincere, il Pdl nuorese di Pietro Pittalis vuole confermare l’alleanza regionale: sa che altrimenti non c’è spazio neanche per una speranza. Inizialmente il Psd’Az stava ipotizzando una lista civica con ex popolari e diessini come Antonello Podda, Peppe Mura e Ugo Collu, da affiancare all’Udc e ai socialisti in stile Macomer, ma il richiamo ai doveri di alleato regionale lo stanno riportando a un rapporto diretto col Pdl. E Capelli, che puntava sul centrismo per strappare consensi a sinistra, si trova quasi costretto a restare suo malgrado sin dall’inizio, cioé senza attendere il turno di ballottaggio, con i sostenitori della giunta regionale, perché altrimenti rischia l’isolamento: anche i socialisti stanno abbandonando l’idea del terzo polo.

Mancano tre mesi alla presentazione delle liste e ci potranno essere ancora molti ripensamenti. Al lavoro, nei due schieramenti, ci sono i tavoli regionali. Il voto di maggio è visto dalle segreterie come un test generale. Ma per Nuoro e il Nuorese non può essere così. Queste elezioni sono decisive perché, se non ridaranno prospettive e vitalità, a vincere sarà la rassegnazione. Sentimento - meglio non dimenticare - che era terreno fertile della «società del malessere». Sarebbe la fine di un grande sogno, quello di dare un ruolo economico propulsivo alle zone interne e di accendere nell’Atene sarda il faro di una moderna cultura dell’identità.