Sovranità, scontro tra politici e giuristi

da La Nuova Sardegna del 26 giugno 2010

Soddu, Soru e Cabras spingono,
replica: «Serve più cautela»

di Filippo Peretti

SASSARI. I politici spingono sino «ai limiti dell’indipendenza», i costituzionalisti frenano invitando alla prudenza, ma il promotore dell’iniziativa, Pietro Soddu, insiste e incita: «Se aspettiamo ancora, con questa Regione delegittimata, il 70 per cento dei sardi che ora non ha votato tra un po’ si rivolgerà direttamente a Berlusconi e gli dirà: pensaci tu». Su una cosa si sono invece trovati tutti d’accordo al convegno sassarese del centro studi Paolo Dettori e di Sardegna democratica: il centrodestra dei «falsi federalisti» sta distruggendo l’autonomia speciale. La divergenza, profonda, è su come reagire politicamente e sulle soluzioni concrete.

E anche per questo il dibattito è stato stimolante e, rispetto ad altri appuntamenti, più incisivo, più determinato, quindi in grado di influenzare le prossime tappe, come la sessione del Consiglio regionale sulle riforme istituzionali che proprio ieri è stata convocata per il 7 settembre. Sarà la volta buona? Ieri i pessimisti erano in maggioranza.

La giornata sassarese, nell’aula magna dell’università con il rettore Attilio Mastino a fare gli onori di casa, era stata divisa in due parti: la mattina per i giuristi, la seconda per i politici. E’ successo che anche di mattina si è finito per parlare soprattutto di politica, con critiche e prese di distanza da parte dei costituzionalisti.

E la politica, con gli ex rivali Antonello Cabras e Renato Soru in primo piano e infine con Pietro Soddu, ha reagito con fermezza per rimarcare il proprio ruolo (e non quello dei tecnici) sulle grandi riforme.

La parte politica del convegno, quella del pomeriggio, ha avuto come moderatore Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale. E Onida è stato un vero moderatore, nel senso che, alla fine di ogni intervento, ha cercato di gettare acqua sul fuoco, di moderare gli annunci di sovranità e indipendenza, invitando i politici a «evitare gli inutili nominalismi come quello della sovranità del popolo sardo», a «pensare alle cose da fare nel concreto», senza diversivi», a «mantenere i piedi per terra pur guardando lontano».

Tuttavia anche Onida, introducendo la sessione pomeridiana, aveva sottolineato «le contraddizioni stridenti del centrodestra tra proclami federalisti e gestione centralista».

Ad aprire il fronte dei politici è stato Cabras. Il senatore del Pd, due volte presidente della Regione, ha ribadito che «l’autonomia va reinventata» e che può essere rilanciata solo se si spinge «ai limiti dell’indipendenza». E ha avvertito che il dibattito va inserito nel contesto politico e oggi in Parlamento le autonomie speciali reggono solo «perché la Sicilia è forte».

Il sociologo Salvatore Cubeddu ha messo in dubbio che ci siano le condizioni per riscrivere lo Statuto. Per smuovere la sua Fondazione Sardinia ha presentato in Consiglio regionale un «ordine del giorno voto al Parlamento». Ma per andare avanti «dobbiamo sapere dove andare».

Massimo Dadea ha risposto seccamente al costituzionalista Piero Pinna che in mattinata aveva mosso critiche anche alla giunta Soru. Dadea, che di quella giunta era assessore alle Riforme, si è soffermato sulle scelte innovative e di cambiamento che sono state introdotte. Ha poi avvertito che la sinistra deve superare il tabù dell’indipendentismo per arrivare a una riforma dello statuto che introduca un «di più di sovranità».

Anche Renato Soru ha risposto in maniera netta per sottolineare che non si possono confondere le posizioni: «Io da presidente ho fatto i conti con sommergili nucleari e servitù militari, la presidente del Consiglio regionali difende gli insediamenti militari conteggiando le pizze che consumano i soldati. C’è una differenza». E a chi ha parlato anche della sua come una «legislatura sprecata» sul piano delle riforme, ha risposto: «Solo le nuove regole sulle entrate fiscali valgono una legislatura». E anche qui ha voluto segnare la differenza con chi «non rispetta quell’accordo, tanto che oggi alla Sardegna mancano già 400 milioni e un miliardo e mezzo mancherà a fine anno». E ha difeso le tasse sul lusso: «Ci hanno bocciato perché abbiamo distinto tra residenti e no, ma ci è stato riconosciuto il diritto di imporre tasse. Ed è la prima volta». Soru ha concluso con un appello ai sardi per l’assunzione di responsabilità. Paolo Dettori, nel 1968, aveva detto che l’autonomia serve ai sardi per presentarsi uniti nelle richieste allo Stato. «Io dico - ha concluso - che serve perché siamo noi stessi a darci le risposte».

Nel dibattito è intervenuto il deputato del Pd Antonello Soro: «E’ difficile discutere in uno Stato in cui il governo mina i poteri di garanzia». Sil versante interno: «Soru ha dimostrato che il cambiamento si fa anche con i fatti». E ha invitato a rivedere l’istituzione delle otto Province: «E’ stato un errore».

L’indipendentista Gavino Sale ha visto nelle ultime elezioni un passo in avanti «verso la richiesta di sovranità, che ci porterò poi all’indipendenza». Infine Pietro Soddu ha lanciato un appello: «La Sardegna deve risvegliarsi, la crisi di consenso si batte solo con l’autogoverno, non vogiamo uscire dall’Italia, la nostra è una battaglia di libertà». Replicando alle cautele dei giuristi, ha detto: «Di solito i professori non vedono i pericoli, non hanno il fiuto animalesco dei politici».

Notevoli contributi al dibattito sono arrivati anche da Giorgio Macciotta («numeri alla mano, la Sardegna da sola non ce la può fare») e dall’eurodeputato Giommaria Uggias («servono nuovi poteri, ma l’importante è usarli bene»).