da La Nuova Sardegna
del 24 marzo 2012
di Filippo Peretti
CAGLIARI. Quando il Psd’Az ha presentato l’ordine del giorno
«indipendentista» in Consiglio regionale forse immaginava di provocare una
spaccatura nel centrodestra, di cui fa parte pur con qualche sofferenza e
talvolta pentimento. E invece ha finito per scontrarsi, e in maniera pesante, lo
schieramento che quanto a autolesionismo non ha eguali: il centrosinistra.
Le
tensioni erano emerse in aula, martedì. Alcune sigle dell’opposizione (Sel, Idv
e Api) più l’Udc hanno firmato il documento sardista per mettere in difficoltà
Ugo Cappellacci. Il quale ha capito la situazione e, da Roma, con
spregiudicatezza politica ha ordinato alla giunta di esprimere parere
favorevole, convincendo anche quasi tutto il gruppo del Pdl. Alla fine contro
hanno votato compatti solo il Pd dall’opposizione e i Riformatori in
maggioranza.
Alla fine gli unici vincitori sono stati i sardisti, che non sono
riusciti a dare un segnale a Cappellacci ma hanno ottenuto un punto
programmatico per loro straordinario.
Ieri Tra Pd e Sel si è registrato un
nuovo round che, per i toni e i contenuti, rischia persino di mettere a rischio
le alleanze per le elezioni comunali di maggio. Due giorni fa la polemica era
stata tra il vice presidente dell’assemblea Mario Bruno (Pd) e Luciano Uras
(Sel): il primo aveva criticato tutti coloro che hanno sostenuto l’ordine del
giorno («una verifica sulla lealtà dello Stato che giustifica la permanenza
della Sardegna nell’Italia») e aveva rimproverato gli alleati di aver aiutato il
centrodestra a mascherare le proprie inefficienze. Uras aveva sospettato che i
democratici siano ora più impegnati a sostenere il governo Monti che la Vertenza
Sardegna.
E ieri, dopo che era stata annunciata una dichiarazione del
segretario Silvio Lai, è intervenuto il capogruppo del Pd, Giampaolo Diana:
«Dispiace e sorprende che Sel, con disarmante disinvoltura, provochi questa
polemica». E ha aggiunto: «C’è un limite a tutto. Chi ha votato a favore non ci
può chiedere di tacere dei tre anni di governo della Regione fallimentari e con
un atteggiamento supino di fronte a Berlusconi e Tremonti». Il Pd è «lealmente
impegnato a consolidare l’alleanza di centrosinistra, ma vogliamo farlo nella
chiarezza sia programmatica che sul terreno delle alleanze». E ha chiuso:
«Quell’ordine del giorno non ha i connotati né dell’uno né
dell’altro».
Immediata la replica del segretario di Sel, Michele Piras:
«Siamo noi a non comprendere il Pd in troppi frangenti e in troppe realtà locali
proprio sul tema delle alleanze, purtroppo anche nel percorso verso le elezioni
comunali. Ma - ha aggiunto - non abbiamo mai posto in questione l’appartenenza
del Pd al campo del centrosinistra». Quindi «non si capisce quale chiarezza
venga richiesta a Sel». Nel confermare la validità del voto a un documento
semplice, lineare, chiaro negli obiettivi, ovvero sulla necessità che, dopo
molteplici schiaffi subiti dalla regione e dal suo popolo, si apra un dibattito
sulle relazioni con lo Stato unitario. E’ pazzesco che qualcuno evochi
improbabili scenari secessionisti, tantomeno da parte di chi come il Pd in
questi anni ha sventolato più di una volta la bandiera della sardità». Sel
lavora a una «riforma profonda delle relazioni con lo Stato italiano, nel senso
di una compiuta sovranità per poter progettare il proprio sviluppo. Per noi
questa modernità appartiene al centrosinistra».