14 APRILE 2012
Nella confusione organizzativa che ormai domina la scena politico-istituzionale
della Sardegna, l’unica cosa certa è che le elezioni comunali saranno rinviate.
Già fissate al 20-21 maggio, si svolgeranno uno o più probabilmente due
settimane dopo (da La Nuova Sardegna)
per consentire alla Regione e al ministero dell’Interno di
rimettere in piedi l’antica e collaudata collaborazione andata in frantumi un
mese fa. La nuova data (27-28 maggio o 3-4 giugno) sarà decisa dalla giunta
Cappellacci all’inizio della settimana. Partiti e candidati, che stanno seguendo
con comprensibile allarme quanto sta succedendo, avranno quindi un po’ di tempo
in più per presentare le liste. Il che è positivo per chi aveva problemi da
risolvere, mentre rischia di diventare pericoloso per chi aveva già deciso
tutto: si sa che in politica le intese vengono facilmente rimesse in
discussione. In questa situazione già abbastanza critica, ieri il Consiglio
regionale ha aggiunto qualcosa di suo approvando una leggina tecnica che si è
rivelata del tutto inutile. Riguarda la data per la presentazione delle liste.
Quest’anno è successo che il governo Monti ha approvato un decreto che ha
portato da 30 a 34 giorni prima delle elezioni il termine per il deposito degli
elenchi dei candidati. Lo ha fatto perché le elezioni nel resto d’Italia sono il
6-7 maggio (giorno in cui in Sardegna si terranno i referendum regionali) e
pertanto la data delle liste sarebbe stata quella del 6 e 7 aprile: cioé venerdì
e sabato santi. Negli uffici comunali sardi si è aperta una discussione: il
decreto dei 34 giorni è ancora in vigore e vale anche in Sardegna? Con le
elezioni fissate per il 20-21 maggio, il termine è per il 20 e 21 aprile, ma con
il calcolo dei 34 giorni l’anticipo cadrebbe nei giorni martedì e mercoledì
prossimi. Una bella differenza. Ma due giorni fa il ministero ha risposto alle
Prefetture e alla Regione: nell’isola vale sempre la regola dei 30 giorni. Solo
che la commissione Autonomia del Consiglio regionale in quelle ore aveva già
approvato una leggina per stabilire senza altre interpretazioni il termine dei
30 giorni e che l’aula di via Roma era già stata convocata per ieri mattina per
la votazione finale. In Consiglio si sono presentati 55 consiglieri su 80 e in
48 hanno votato: quindi la norma è stata approvata in via definitiva. Ma subito
dopo si è saputo della lettera del ministero arrivata il giorno prima e che
pertanto questo grande sforzo di efficienza istituzionale si è rivelato del
tutto inutile. Ora l’ultima incertezza riguarda la data definitiva. La riunione
della giunta non è stata ancora convocata ma dovrebbe tenersi lunedì o martedì.
Cappellacci è in attesa del parere dei tecnici. Quel che viene dato per certo è
che la data del 20-21 maggio è impraticabile perché si tengono i ballottaggi
delle amministrative del resto d’Italia. E siccome la Sardegna nei mesi scorsi
ha scelto regole diverse rispetto ai tagli fatti dal governo Monti ai consigli e
alle giunte comunali, il software del ministero non può più essere riprogrammato
per funzionare in contemporanea per due sistemi elettorali differenti. In via
prudenziale, Cappellacci sta valutando di decidere direttamente per un rinvio di
due settimane. Su questa vicenda non sono certo mancate le polemiche e la giunta
regionale non ne esce bene dopo aver trascurato per un mese la comunicazione
secondo cui il ministero, a causa delle scelte di regole diverse, non era più
disponibile a pagare, organizzare e gestire le elezioni nell’isola. E la
Regione, da sola, non ce la può fare. Il chiarimento di giovedì tra Cappellacci
e il ministro Cancellieri ha scongiurato almeno il rischio di un lungo rinvio
del voto.