Psd'Az, Maninchedda resta fuori, rivince Sanna


CAGLIARI. Il Psd’Az non finisce di stupire. In meno di ventiquattr’ore è riuscito a passare dalla scissione all’unanimità. E così il congresso ha rieletto ieri sera per acclamazione Giacomo Sanna alla presidenza del partito.

 Vice presidente è Andrea Cocco, dirigente del Medio Campidano. Lista unitaria e consenso unanime anche per il consiglio nazionale, che a novembre eleggerà il nuovo segretario: sembra difficile la conferma di Giovanni Colli, che si era presentato nella mozione (che si è del tutto volatilizzata) di Paolo Maninchedda, il dissidente che sabato aveva deciso di non presentarsi ai lavori e che ieri è stato abbandonato da quasi tutti i suoi delegati, per la maggior parte nuoresi.

Il caso Maninchedda ha caratterizzato il trentaduesimo congresso. Il consigliere regionale di Macomer non è nuovo a strappi in un partito: negli ambienti politici tutti ricordano le sue esperienze traumatiche nel Ppi e in Progetto Sardegna. Cosa ha fatto esplodere il dissenso? Innanzitutto la linea politica: mentre Sanna ha ribadito anche ieri che in questa fase non è possibile fare scelte di campo per le incertezze di linea sia nel centrodestra sia nel centrosinistra, Maninchedda avrebbe voluto chiudere ora l’esperienza con la giunta Cappellacci (il governatore ha avuto invece un’accoglienza calorosa da parte dei delegati) per rafforzare il dialogo con il centrosinistra. L’idea di Maninchedda era che il congresso indicasse subito la candidatura di un sardista (il suo nome circolava con insistenza) alla presidenza della Regione. Sanna si è opposto: non è una decisione del congresso ma del consiglio nazionale. Per dimostrare che non vi era una preclusione di carattere personale, Sanna sabato ha dichiarato che a suo parere in caso di primarie il candidato del Psd’Az «dovrebbe essere Maninchedda». E lo ha confermato anche ieri al congresso, quando ormai il “rivale” era già fuori dal congresso, lasciato quasi solo da quasi tutti i delegati, rientrati in massa in sala. Nello scontro c’era forse anche dell’altro. Si vocifera di un tentativo dei sostenitori di Maninchedda di rovesciare Sanna, tentativo sfumato con la netta sconfitta nella federazione di Cagliari. A quel punto Maninchedda poteva contare su 65 delegati su 240 e non deve essersela sentita di andare avanti.
Ieri mattina, nel parcheggio a fianco della sala congressuale, ha riunito i suoi, che non capendo la sua decisione di disertare, gli hanno chiesto di rientrare anche se ormai non era più delegato. Maninchedda ha replicato dicendo di non voler spaccare il partito con un ennesimo scontro e ha dovuto prendere atto che quasi tutti i suoi stavano rientrando. Lo ha spiegato bene il sassarese Efisio Planetta parlando dalla tribuna: «Non esiste un dio in terra». Planetta ha spiegato i motivi del dissenso con Sanna: «Ma si discute nel partito».
A fine serata, parlando con un amico, Maninchedda ha detto che l’unanimità è stata possibile grazie alla sua decisione di non belligerenza.Con le truppe di Maninchedda che chiedevano di rientrare nei giochi, Giacomo Sanna nel suo intervento nella tarda mattinata di ieri ha avuto buon gioco a dirsi a favore della «linea unitaria» e a mettere persino a disposizione la presidenza. Per farsi ricandidare anche dagli ex dissidenti. E per chiudere con Maninchedda ha detto: «Nessuno si era mai sognato di non venire al congresso». Sanna ha detto di essere «di sinistra» e ha ricordato, citando Michele Columbu, che la scelta dell’alleanza col centrodestra era «vitale» dopo i ripetuti «no» del centrosinistra. Ea sua volta ha confermato il «no» dei sardisti a un eventuale ritorno di Renato Soru.