Cgil-Cisl-Uil ai candidati: "Parlate di lavoro"

La Vertenza Sardegna è scomparsa dalla campagna elettorale per le elezioni politiche. La denuncia è delle segreterie regionali di Cgil Cisl e Uil. che hanno rivolto un appello in extremis ai candidati perché vengano messi di nuovo al centro «i veri problemi» dell’isola.
da La Nuova Sardegna del 21 febbraio 2013

Non c’è dubbio che la posta in gioco a livello generale e il peso dei big della politica italiana, da Bersani a Monti, da Berlusconi a Grillo e Ingroia, abbiano attirato l’attenzione maggiore anche nel dibattito sardo. Ma è anche vero che alcuni protagonisti nazionali si sono soffermati più di altri sui temi specifici della crisi isolana: è il caso, in particolare di Pierluigi Bersani, che si è anche impegnato a nominare un esponente sardo nel governo per gestire la Vertenza Sardegna (e il Pd ha subito accolto l’appello del sindacato), e di Mario Monti, che ha elaborato una specifica Agenda per l’isola.
Ieri in una conferenza stampa Enzo Costa (Cgil), Mario Medde (Cisl) e Francesca Ticca (Uil) hanno affermato che si parla troppo poco di Finanziaria e Bilancio 2013 (la giunta di Ugo Cappellacci ha rinviato tutto a dopo le elezioni),di riconoscimento dello status di insularità, di continuità territoriale, di disoccupazione giovanile che qui supera il 40 per cento. I tre leader sindacali hanno detto che «sin dalla settimana successiva alle elezioni siamo pronti a presentare al nuovo governo, ma anche alla Regione, la piattaforma delle rivendicazioni necessarie per il rilancio di economia, occupazione e sviluppo, ma anche a programmare le necessarie iniziative di mobilitazione».
La preoccupazione del sindacato sardo è che gli adempimenti istituzionali post elettorali nazionali e il successivo rinnovo del Consiglio regionale (l’appuntamento è per il febbraio 2014 ma le elezioni potrebbero essere anticipate) «aprano una nuova e interminabile stagione di campagna elettorale che potrebbe relegare in secondo piano i problemi del lavoro, delle crisi produttive di settore, della povertà, del patto di stabilità, della riscrittura dello statuto». Da qui la richiesta ai partiti di impegnarsi «per rimettere al centro dell’attenzione politica le emergenze della Sardegna», così come chiesto dall’ultima manifestazione popolare del 24 novembre 2012.
All’appello del sindacato ha subito risposto il Pd propone «anche in Sardegna una fase di ricostruzione del Paese che parte dal lavoro, basata su proposte concrete e credibili». Lo ha detto il segretario Silvio Lai, capolista al Senato. «A differenza di chi anche nell’isola fa promesse miracolistiche sapendo di non poterle mantenere, noi – ha aggiunto Lai – puntiamo ad un patto fra lavoro, impresa e pubblica amministrazione, perché le forzature ideologiche o settoriali non servono e perché la società sarda è un organismo composito che deve essere armonizzato ed equilibrato per ritrovare la via dello sviluppo». Proprio ieri, ha detto Lai, il Pd ha concluso il ciclo di incontri con il mondo produttivo e del lavoro sui temi specifici della crisi economica e occupazionale isolana.