12 APRILE 2012
Le elezioni comunali in Sardegna sono davvero a rischio: la Regione non è in
grado di subentrare allo Stato nell’organizzazione del voto e nella raccolta dei
dati. La decisione del ministero dell’Interno di disimpegnarsi anche
finanziariamente ha creato allarme nei 65 centri, tra cui Alghero e Oristano, in
cui si voterà (o si dovbrebbe votare) il 20 e 21 maggio. Per risolvere la
situazione di stallo, oggi alle 18 Ugo Cappellacci sarà ricevuto dal ministro
Annamaria Cancellieri. (da La Nuova Sardegna 2012)
«Il governo – ha detto ieri il presidente della giunta
regionale nel chiedere l’incontro al Viminale - deve garantire le funzioni
vitali della democrazia». Cappellacci due giorni fa aveva scritto al premier
Mario Monti sostenendo che «lo Stato non può abdicare ai propri doveri quando è
in gioco la libera espressione del voto da parte dei cittadini». Nel rivolgersi
ieri alla Cancellieri, il presidente è apparso molto più preoccupato di quanto
non avesse lasciato intendere martedì quando era stata resa nota la
comunicazione del ministero dell’Interno sull’indisponibilità a gestire le le
elezioni nell’isola. Ha parlato di «pericolo da scongiurare»con la
collaborazione del governo ammettendo di fatto che la Regione non può da sola
risolvere il problema. Non è tanto il fatto della spesa: si tratta di 800 mila
euro. Quanto di tutto il resto: schede, manifesti, materiale informativo,
software e trasmissione dati. E soprattutto il software, di cui la Regione non è
in possesso. Insomma, se il ministero non dovesse oggi cambiare opinione, le
elezioni comunali nell’isola (separate da quelle nel resto del Paese, che si
terranno il 6 maggio) sarebbero seriamente a rischio. Alla vigilia dell’incontro
al Viminale, una via d’uscita è stata indicata dall’Idv con Pierluigi Leo, oggi
assessore comunale a Cagliari con Massimo Zedda, ma per lunghi anni segretario
generale della presidenza della Regione. Secondo Leo l’atteggiamento del
ministero è «corretto e legittimo» perché, come per la scelta della data, le
elezioni comunali sono ormai di «esclusiva competenza della Regione». L’ex
dirigente ha suggerito che «lo Stato metta il consolidato apparato prefettizio a
disposizione della Regione, che poi provvederà al rimborso delle spese sostenute
nelle consultazioni popolari». In assenza di accordo, a suo avviso sarebbe
inevitabile «il rinvio della data del voto per consentire alla Regione di
organizzare la complessa macchina elettorale». La questione potrebbe però
rivelarsi più complicata del previsto se – come alcuni sostengono – lo scontro
non è tecnico ma politico-istituzionale. In sostanza, al ministero non avrebbero
gradito che la Sardegna, muovendosi in autonomia secondo le proprie prerogative
speciali, abbia scelto una data diversa da quella indicata dal governo per le
amministrative nel resto del Paese (6 maggio) senza minimamente consultare Roma.
E’ vero che la competenza è della Regione, ma è anche vero che l’organizzazione
ministeriale è essenziale e, in epoca di risparmi, Roma avrebbe preferito essere
impegnata contestualmente il 6 maggio. I ministeri più centralisti per vocazione
non hanno mai gradito il decentramento. Che la ragione principale dello scontro
sia questa è convinto Cristiano Erriu, presidente regionale dell’Anci,
l’associazione dei Comuni. «Noi sindaci - ha affermato – non siamo affatto
sospresi, ormai lo Stato ci scarica tutte le spese, anche quelle delle caserme e
degli uffici giudiziari». Erriu si è detto d’accordo con la presa di posizione
dell’assessore regionale Mario Floris che due giorni fa ha detto: «Basta, è il
momento della ribellione, questo caso è all’interno della più generale Vertenza
Sardegna». Sulla stessa lunghezza d’onda Michele Piras, segretario regionale di
Sel: «Ci negano le entrate, la continuità territoriale, il trasporto merci, ora
il governo Monti nega anche le risorse per le prossime elezioni amministrative.
Questo è l’ennesimo atto ostile». (Filippo Peretti)